Regia di Eran Riklis vedi scheda film
Leggere Lolita a Teheran (2024): Golshifteh Farahani
Azar Nafisi ha accettato una cattedra di letteratura inglese all'Università Allameh Tabatabai quando rientra a Teheran nel 1979. Con lei entra nel paese una borsa piena di romanzi "peccaminosi", oggetto del corso universitario che si appresta a tenere. La rivoluzione islamica ha già detronizzato lo scià di Persia e chi, come lei, torna in patria, nella speranza di trovarvi una società più giusta, rimane fortemente deluso. Ben presto la professoressa Nafisi entra in contatto con la deriva totalitaria assunta dalla guida dell'imam Khomeyni. Agli occhi di Nafisi si palesano, in tutta la loro portata, le pesanti restrizioni alle libertà individuali della donna. Ad esse si sommano i divieti e le costrizioni adottate per chiudere la bocca al mondo accademico.
Leggere Lolita a Teheran (2024): Zar Amir Ebrahimi
"Leggere Lolita a Teheran" è tratto dal romanzo biografico di Azar Nafisi, scritto in lingua inglese negli Stati Uniti, luogo che la scrittrice avrebbe definitivamente raggiunto, con il marito ed i figli, nel 1997, dopo un lungo confino nel suo stesso paese. Impossibile inquadrare la situazione di Nafisi con un termine altrettanto penetrante perché durante gli anni che trascorre in Iran, dal suo rientro al suo definitivo addio, l'accademica viene licenziata per aver rifiutato il hijab e, negli anni successivi, una volta rientrata al lavoro dopo la maternità, viene messa nelle condizioni di abbandonare nuovamente l'insegnamento. Siamo negli anni '90 quando, rinchiusa in se stessa ed, ormai, libera solamente tra le mura del suo appartamento, invita alcune ex alunne per studiare i capolavori della letteratura, quelli che il regime le aveva proibito di leggere nelle aule universitarie senza soccombere alle logiche della propaganda religiosa.
Il regista israeliano Eran Riklis offre a Golshifteh Farahani, con la quale aveva già lavorato nel recente passato, la possibilità di interpretare una donna fiera e libera che, ingabbiata da una società retrogada e misogina, reagisce alla situazione grazie all'insegnamento, al rapporto esclusivo con le proprie studentesse e ai valori universali veicolati dalla grande letteratura anglofona.
Nafisi ritrova nelle pagine di Nobokov, James e Fitzgerald gli ideali, per troppo tempo sopiti, che la spingono, insieme ad alcune sue allieve, a ribellarsi all'ordine costituito che vuole le donne madri e mogli senza altre opportunità di realizzazione in campo sociale e lavorativo.
Lontano dagli occhi indiscreti del regime, la professoressa trasferisce il proprio amore per la letteratura ad alcune promettenti studentesse rendendole consapevoli del loro potere nel cambiare le cose. Se, oggi, qualcuno è convinto che la società iraniana stia cambiando in senso democratico e sia pronta a disfarsi del governo teocratico, deve guardare alla rivoluzione silenziosa di insegnanti ed educatori. Azar Nafisi ha avuto il merito di allenare lo spirito critico delle sue ragazze tra una pagina e l'altra di Jane Austin ed una tazza di thè, facendo in modo che il cambiamento iniziasse dalle donne e poi dalle loro famiglie.
Leggere Lolita a Teheran (2024): Mina Kavani
Oltre a Farahani, nel cast di "Leggere Lolita a Teheran", appaiono altre due grandi attrici iraniane da tempo esuli in Europa: Mina Khavani e Zar Amir Ebrahim. Le due interpretano personaggi molto interessanti e che avrebbero meritato maggior spazio. Il personaggio di Amir, suo malgrado, incarna le donne che sono diventate eroine senza motivazioni politiche o civili. La sua Sanaz diventa icona del gruppo per non aver preservato la propria verginità. E, quello che traspare, benché lo script sia rimasto molto sul vago a tal propsito, è che non vi sia nulla di straordinario in questo se non il desiderio di condividere un atto d'amore totalmente innocente, almeno alle nostre longitudini.
Riklis cerca di dare un po' di movimento al film con il montaggio ma senza che ciò giovi realmente all'evoluzione delle storia. Bello invece il personaggio, forse immaginario, del collega di Nafisi con il quale l'accademica tesse un profondo rapporto di amicizia e condivisione. Il personaggio è profondamente segnato dal ruolo allegorico della coscienza individuale che in ogni momento ed in ogni luogo parla di ideali, desideri e speranze imbavagliati per paura, mancanza di speranza o desiderio di ribellione. Il "mago" sparisce appena Nafisi matura la scelta definitiva che le cambierà l'esistenza, come uno spirito guida che non ha più necessità di orientare chi ha le idee chiare sul da farsi.
Se non fosse che Riklis ha già guardato con lucidità e amarezza all'interno dei confini nazionali, mi verrebbe da pensare alla facilità con cui gli israeliani combattano ideologicamente i demoni iraniani senza guardare prima nel proprio "giardino di limoni". Ma per i suoi trascorsi cinematografici e per la presenza di un cast di emigranti iraniani di grande rispetto l'unica pecca di questo film si può dare, tutto sommato, per scongiurata.
Vo' al Cinema - Sala della Comunità di Vo' di Brendola (VI)
Leggere Lolita a Teheran (2024): Zar Amir Ebrahimi, Golshifteh Farahani, Isabella Nefar
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