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Ragazzi fuori

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ragazzi fuori

di valerioexist
6 stelle

I giovani ragazzetti siculi già visti l’anno prima (1989) nel film “Mery Per Sempre” all’interno del carcere palemmitàno di Malaspina sono usciti di galera (alè) e le loro nuove avventure vengono narrate nel film “Ragazzi Fuori” del 1990 sempre diretto da Marco Risi (co-sceneggiatore assieme ad Aurelio Grimaldi, che 8 anni dopo sarà regista de “Il Macellaro” con Alba Parietti, bello eh). Con questo film Risi inaugura un filone che non è neo-realismo, è di più… è neo-neo-realismo… ma cianco alle bande. Parliamo del film, i cui attori, gran parte, so’ presi da’a’a’a strada! Mery è un travestito siculo, in realtà si chiama Mario, e non è una tedesca (citazione sottilissima per i fan di Risi), somiglia un po’ a Steeve Tyler degli Aereosmith, ma con un tratto meno primate e più muliebre. Fare il travestito in Sicilia non è certo come vendere patate al mercato delle patate e si rischia spesso di diventar bersaglio facile per brutti epiteti come “ricchiuni!!”, ai quali Mery risponde con “Pezzimmèdda!”. Natale invece è un altro picciotto e pure iddu uscì di galera da poco, la madre lo venne a prendere fori dal carcere e lo portò alla casa a mangiare coi frateddi (che numerosi e tutti mezzi delinquenti o quasi erano). Poi c’è Claudio (un Silvio Muccino della trinacria coi capelli alla Nick Carter dei Beckstreet Boys) che ancora chiuso in carcere sta, e per l’esattezza in un carcere napoletano! Brutta la vita per Claudio, costretto a confrontarsi ogni giorno coi giovani tamarri napoletani in una cornice carceraria che ricorda molto quella del cortile de ‘o pruffossor’e Vesuviano ne “Il Camorrista”, quando giustizia il calabrese non HAVENDO potuto venire! I napoletani gli dicono “è ‘cchiù bella Napule ‘e Palerm’… accà tenimmu ‘u mare, ‘u sule ah ah ah ah” (seguono scrosci di risate che sembravano finte invece dovevano essere vere, ma vabbè, sono attori presi dalla strada… sempre per quel fatto del neo-neo-neo-realismo che tanto piacerebbe a Bruno Vespa). E così Natale passa le giornate senza fare un cazzo, o come dicono loro… “una minchia”… passano le notti in bianco o sui calcinculo delle giostre a cantare canzuncelle meridionali indossando calzini bianchi sopra i calzoni… ‘o sud! Poi ogni tanto vanno da qualche mignotta siciliana zozza perché Natale tanto tempo in carcere restò. Forse è pure ora che sti piccioti un travaglio (che significa “lavoro” e non è un giornalista) se lo trovino e così il fratello di Natale lo porta da ‘u capumashtro, che è una specie di Michele Placido colla barba e ancora più mafioso e che però ‘u travagliu nun ce lo rrrimediò. Mery il travestito rincontra dopo un po’ di tempo la mamma, che, stranamente, sembra prendere con sportività il fatto che ‘u figghio un travestito sia. Poi finalmente liberano Claudio (il Muccino coi capelli di Nick Carter) e fuori dal carcere minorile viene a trovarlo una persona, un essere simile a lui più basso che io credevo essere il fratellino, e che invece la femmena sua era! Dovevano fare la “fujuta” (dicesi fujuta quando al sud, siccome pare brutto andare a fare l’amore davanti alla famigghia o addinciu casa della stessa, i due fidanzatini se ne fuggono per fare all’amore un paio di giorni e tornano a casa prendendoci gli sganassoni a colpi di Vesuvio, lupara o soppressata, a seconda di dove viene fatta la fujuta) e così provano a fare l’amore in treno tornando a Palèmmo, ma dopo sei ore impiegate ad iniziare a spogliarsi lei dice “nunno vogghiu fari ‘cchiù!”. Ecco un nuovo personaggio che si chiama Cammèlo (Carmelo), un bel ragazzo, forse un po’ truce, con uno sgarro su un occhio, la barba incolta, i capelli niri niri e la faccia da ‘gnorantone. Cammèlo gira per negozi cercando una camicia tamarra con la quale andare a rimorchiare in discoteca, appena entra nei negozi ovviamente la cassiera nasconde i soldi (per far capire che bel faccino teneva Cammèlo) e guai al commesso se osa dire “questa camicia mi sembra associarsi bene con la sua personalità” (specie se c’ha in mano la camicia più cafona e pacchiana del mondo). Cammèlo una camicia bianca a righe rosse comprò, il fratellino un giorno gliela prese e molti ceffoni ci rimediò! (“Si nun fussi statu frateme t’avria levatu a’mmiezzu a’a terrra”). Poi ci sta un altro tizio che mi pare si chiamasse King Kong (non a torto in quanto sembrava un primate con, anche iddu, i capelli di Nick Carter, ma forse anche un po’ peggio) che si trova un lavoro come cameriere, ci piacciono le fimmine e quindi si va a rifare i denti per conquistarle prendendole a mozzichi. Un giorno, stanco del suo lavoro da cameriere, decide di rompere il vetro di una macchina, la polizia lo vede, lo insegue e, dopo 10 ore di stancante inseguimento, lui cede, cade a terra in mezzo al mercato (dove si strilla sempre ovviamente… ‘o sud) e ‘u pulizziottu ci spara. La gente fa silenzio ma in fondo lì vedere uno morto ammazzato e come altrove vedere uno vivo. Il poliziotto si rende conto dello sbaglio e congeda, giusto un po’ imbarazzato, dicendo “scusate…”.

Marco Risi ci vuole insegnare con questo film che, quasi quasi, si sta meglio in galera, visto che appena esci non ti danno il lavoro. Solo che i ragazzi fuori dell’omonimo film non sembrano manco andarselo a cercare e continuano a campare di spaccio e di violenze… e di espressioni come “suca” o “sucami sta minchia!”. Claudio, che sembrava tanto un bravo ragazzo, infatti finisce male. Chi lo incontra? Cammèlo! Quello tamarro… che con la sua camicia a righe rosse lo gonfia di botte per vendicarsi (lo sfregio sull’occhio gliel’aveva procurato proprio il Muccino-NickCarter di cui sopra). Rimane Natale… non la festività… il tamarro. Lui rapina i giornalai, va a puttane, canta canzuncelle, si mette i calzini bianchi ma mai fino alla fine del film aveva pensato di violentare una donna turca. E così pensa di ovviare a questa lacuna con dei suoi amici. Menano al turco incontrato al bigliardo (dove sicuramente non stavano cercando un lavoro) e ne rapiscono la moglie portandola con loro in macchina dove lui le dira frasi romantiche come “te piace ‘a minchia? Nui tenimu a minchia palemmitàna! Altro che minchia de turco! Minchia palemmitàna”, ma quando loro iniziano a stuprarla, lui prova un rimorso e la lascia andare. La scena dello stupro ricorda molto le ambientazioni e i contesti che il buon Risi riprenderà quattro anni dopo col suo capolavoro “Il Branco”… capolavoro!

Bello fortino come film “Ragazzi Fuori”, peccato le inquadrature di sederi e di piselli di questi picciotti e gli spari surreali in testa al povero King Kong. Che vi devo dire? Meno male che a rrRoma nacqui.

Alla fine del film ogni attore dice la fine che ha fatto… poveretti (apparte Natale che adesso attore affermato è). Il film non è che abbia proprio 'sta grande trama, è più un assemblage di vite sprecate di questi picciotti mezzi delinquenti che non trovano lavoro, tra un po', neanche come ladri.

'U SUD

Voto: 5 ½



VL

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