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Se avessi un milione

Regia di James Cruze, H. Bruce Humberstone, Ernst Lubitsch, Norman Z. McLeod, Stephen Roberts, William A. Seiter, Norman Taurog, Lothar Mendes vedi scheda film

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La recensione su Se avessi un milione

di luisasalvi
6 stelle

Lubitsch l'ha organizzato e supervisionato dandogli unità; risultato, pare difficile attribuire gli episodi ai loro autori; dicono che è di Lubitsch quello con Laughton, ritenuto il migliore, ma che non ho visto (nella mia copia non c'era); forse anche quello finale, come io pensavo, del rifugio per donne anziane. Qualche precisazione d'obbligo rispetto a come è raccontata la vicenda: un anziano ricchissimo è ritenuto morente e circondato da parenti e impiegati premurosi che ne aspettano legati; irritato decide di diseredarli, ma gli fanno notare che i parenti potrebbero contestare il testamento, allora in vita decide di sperperare rapidamente il patrimonio regalando a pioggia un milione di dollari ciascuno a otto persone prese a caso dall'elenco telefonico, non conoscendo nessuno degno; non lo fa per carità, come qualche moralista ha voluto interpretare, né li nomina eredi, come pretendono altri. Alcuni non ricavano gioia ma derisione o delusione, altri soddisfazioni modeste o tipiche o assurde; l'ultimo è il più riuscito come storia e il più sensato come uso del denaro, e viene collegato alla conclusione: una vecchia signora ancora molto attiva, ricoverata in ospizio, è decisa a combattere le umiliazioni e le imposizioni cui tutte sono sottoposte, e ci riuscirà grazie al milione; fra l'altro le signore che lo desideravano potranno fare torte e ciambelle in cucina, e a conclusione del film ne mandano al ricco benefattore che se le mangia soddisfatto e va a trovarle, contro il parere dei medici; ma non risulta affatto guarito o migliorato per i benefici resi (che in genere non ci sono stati), né prima risultava morente né timoroso di esserlo… anche se non è descritto con realismo lo stato di salute del vecchio, che serve solo da spunto per il racconto surreale.

"The China Shop" (di James Cruze): Charles Ruggles, commesso in un reparto di cineserie dove ne rompe spesso, ora si sfoga a romperne tante apposta. "The Street walker" e "The Clerk" (entrambi di Ernst Lubitsch) sono molto brevi: la "passeggiatrice" Wynne Gibson si paga la miglior stanza del miglior albergo per dormirci da sola; un impiegato (Charles Laughton) fa pernacchie al suo capufficio. In "The Forger" (di Stephen Roberts) il falsario George Raft non riesce a farsi pagare l'assegno che finirà bruciato per accendere una sigaretta. In "The Auto" (di Norman Taurog) una coppia di vecchi attori (lui è W.C. Fields) non aveva alcun desiderio, poiché l'unico che avevano erano riusciti a realizzarlo proprio ora: un'auto. Ma appena partiti un pirata della strada li investe e distrugge l'auto. Con il milione comprano tante auto, assumono autisti e girano massacrando le auto dei pirati della strada (ma anche la propria, man mano sostituita da quelle portate dagli autisti che li seguono); secondo Mereghetti "lo spendono a una bancarella di hot dog pensando che si tratti di uno scherzo" (forse confonde con quello dei tre marinai). In "The Condemned Man" (di H. Bruce Humberstone) un condannato a morte (Gene Raymond) riceve l'assegno pochi minuti prima di morire. In "The Three Marines" (di Norman McLeod) tre marinai (Gary Cooper, Jackie Oakie and Roscoe Cams) spesso in cella se lo giocano a carte convinti che sia uno scherzo di 1 aprile, usciti fanno credere a un gestore di bancarella dalla vista difettosa che si tratta di un assegno di dieci dollari e se lo fanno pagare, convinti di averlo imbrogliato. Tornati in carcere per altri schiamazzi, vedono dalla finestra la loro vittima girare da gran signore e capiscono che l'assegno era vero. L'ultimo è "Old Ladies' Home", a mio parere il migliore.

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