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La fiamma del peccato

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su La fiamma del peccato

di LorCio
10 stelle

La cinepresa coglie le gambe di una donna che scende la scale; poi sale e ci ritroviamo di fronte Barbara Stanwyck con parrucca bionda, braccialetto alla caviglia e piano diabolico da mettere in atto assieme all’uomo che ha di fronte, il mai più così azzeccato Fred MacMurray. L’episodio è all’interno di un lungo flashback che lo stesso MacMurray narra dall’inizio del film, così come poi capiterà a William Holden nella piscina maledetta dell’immenso Viale del tramonto.

 

Dietro la cinepresa c’è sempre Billy Wilder e il film è quasi un capolavoro: anche se, se dovessimo misurare il grado di bellezza di un film dalle citazioni e dagli omaggi che gli sono stati resi, dovremmo considerare La fiamma del peccato un capolavoro senza se e senza ma. I meriti sono di tutti, a partire da Wilder, cinico e sornione (“Mi sembrava una splendida opportunità mettere Hollywood in ginocchio” disse, ma non vinse l’Oscar), che si fece assistere in sede di sceneggiatura nientepopodimenoche da Raymond Chandler (rapporti pessimi, ma pensate cosa diamine c’è dietro questo film: due assolute maestà a lavoro e nomination all’Oscar) per adattare un romanzo di James M. Cain: Wilder dà nuova linfa al noir, lo fa entrare nella quotidianità della noia borghese, rende il film stesso un punto di rottura al di là della storia interna (che è da manuale di sceneggiatura per perfezione stilistica e tecnica).

 

Un noir come si deve ha bisogno di una fotografia cupa (che fa diventare cupa perfino la storia stessa), ricca di connotazioni cromatiche che rispondono ad esigenze di oscurità e di inquietudine (John Seitz, nomination all’Oscar), e di una colonna sonora incessante ed ansiosa, a sangue freddo come i suoi interpreti (Miklos Rozsa, nomination all’Oscar). I protagonisti, poi, entrano di diritto nel mito, compreso il comprimario di lusso Edward G. Robinson nei panni di un assicuratore infallibile e sospettoso: ma la dark lady Barbara Stanwyck, glaciale e stupenda, spietata ed incantevole, è ovunque e resta addosso senza scrupoli. Ovviamente non vinse nemmeno un Oscar.

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