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La fiamma del peccato

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su La fiamma del peccato

di scandoniano
8 stelle

Billy Wilder e Raymond Chandler scrivono a quattro mani una delle più belle storie passate sul grande schermo. “Double indemnity” o, italianamente (ed infedelmente) “La fiamma del peccato” è uno dei più bei noir mai passati sceneggiati per il cinema. Ai classici cliché del genere, l’illustre coppia di sceneggiatori aggiunge un fascino speciale, una suspense degna del miglior Hitchcock, il ritmo di un film destinato fin da subito a divenire un classico. La storia scritta da James M. Cain narra di Walter Neff (Fred MacMurray), assicuratore scaltro e belloccio che prova il classico delitto perfetto coadiuvato dalla spietata femme fatale di turno, la signora Ditrikson, un’algida Barbara Stanwick, per incassare il malloppo dell’assicurazione e scappare via. I due non hanno fatto i conti con Barton Keyes (un fanomenale Edward G. Robinson), amico e collega di Neff, addetto a scovare le truffe.
Il finale del film è scontato perché la storia è narrata col “classico” metodo del racconto in flashback: il protagonista, a (mis)fatto accaduto, narra le vicende che hanno portato a tale situazione (“La fiamma del peccato” è uno dei primi esempi, “Viale del tramonto” sarà quello più famoso). Il motivo di questa scelta è che “Double indemnity” non è un thriller, bensì il più classico dei noir: misterioso, seducente, incessante ma quieto, aggrovigliato ma in fondo pulito. È poesia pura prestata al cinema. È coacervo d’atmosfere introvabili nel cinema moderno. Per di più con le (azzeccatissime) voci italiane di doppiatori straordinari che sono il fiore all’occhiello di un capolavoro della Hollywood classica.

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