Regia di Doug Liman vedi scheda film
Seconda trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Robert Ludlum. Dirige i lavori Doug Liman che pur allontanandosi tantissimo dal testo di partenza riesce a non dimenticare in nessun momento che il nucleo dell'opera di Ludlum era l'uomo Jason Bourne e non l'azione.
Secondo passaggio sullo schermo (ve n'era stato un altro nel 1988, “Identità bruciata”, sconosciuto ai più) del celebre, eponimo personaggio creato da Robert Ludlum in una trilogia scritta negli anni '80. Parecchie le differenze rispetto al romanzo da cui prende spunto, ma comunque infinitamente meno di quelle che andranno poi apparendo nei vari sequels. Nonostante sia questo di Liman considerato il film meno riuscito della trilogia (“The Bourne Legacy” non fa proprio testo) è invece secondo me non solo di qualità molto buona, ma direi addirittura superiore ai due film seguenti diretti dal bravo (e celebratissimo) Paul Greengrass. La differenza sostanziale sta nel fatto che Liman, pur apportando pesantissimi cambi al romanzo di partenza, riesce in qualche modo a non perdere di vista il nucleo dell'opera di Ludlum, nel quale la natura e i dubbi dell'uomo Jason Bourne superavano quanto a importanza l'azione. Nei film seguenti accadrà invece esattamente l'opposto. Per quel che riguarda la scelta del protagonistai, la parte di Jason Bourne era stata offerta in un primo momento a Brad Pitt, ma lo sciupafemmine dell'Oklahoma rifiutò, preferendo invece prendere parte al coevo “Spy Game” di Tony Scott. Damon, che fino a quel momento non aveva preso parte a nessun film d'azione, si sottopose ad un durissimo allenamento sotto il controllo del maestro stunt Nick Powell ottenendo risultati talmente spettacolari che in molte scene ad alto rischio si potè comunque fare a meno dell'uso di una sua controfigura.
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