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Le avventure di Peter Pan

Regia di Clyde Geronimi, Hamilton Luske, Wilfred Jackson vedi scheda film

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La recensione su Le avventure di Peter Pan

di Decks
9 stelle

Portare sul grande schermo la favola di Barrie era un progetto che Disney anelava da tempo. Sarà perché era interessatissimo al viaggio fantastico nell'isola che non c'è, o forse perché da piccolo recitò nella piece teatrale proprio come Peter Pan. Nel '53 ci riuscì, il risultato fu sensazionale. La cura per i dettagli qui torna ai massimi livelli (Biancaneve e i Sette Nani, Bambi) in particolar modo nella realizzazione dei paesaggi. La Londra del 900, mostrata dall'alto è di una perfezione invidiabile, e tutti i luoghi facenti parte dell'isola che non c'è sono pregni di magia e di una tonalità diversa, sia di colore che di musica (la roccia del teschio, la nave di Uncino, il golfo delle sirene). 

Come altre opere Disney, il lungometraggio è improntato molto sul passaggio da età adolescenziale ad adulta, ma c'è ben di più che in altre opere. Wendy è uno dei personaggi femminili più riusciti della Disney, di animo forte e già adulta anche se non vuole accettarlo, non per un gesto infantile, ma per i suoi fratelli più piccoli (dimostrando un carattere molto maturo) Peter Pan al contrario è un protagonista originalissimo, per la prima volta il protagonista non è un cavaliere senza macchia e senza paura, o un perfetto gentiluomo senza alcuna onta, ma tuttaltro è un monello, imperfetto e a tratti odiosamente infantile (come quando affronta umiliando vilmente Uncino alla roccia del teschio) più attratto dalle sue marachelle che dal salvare una persona (Giglio Tigrato), solo alla fine grazie a Wendy acquisterà un rispetto e una maturità che lo renderanno un vero eroe, e non un menefreghista infantile come era prima. Uncino poi è un personaggio carismatico, simpatico in alcune occasioni e di una codardia unica. L'inimicizia tra lui e Peter Pan è molto simbolica e ci viene mostrata in diversi momenti. Uncino come spesso succede con qualche adulto odia i giovani ragazzini, proprio per il loro attuale stato di essere, giovani, spensierati, senza problemi, se aggiungiamo che nell'isola che non c'è il tempo non scorre mai, l'odio di Uncino diventa immenso, e punta alla completa distruzione di ciò che lui era e non potrà più essere. Non a caso ciò che lo spaventa di più è un coccodrillo, che pur non potendo salire sulla sua nave produce un lento ticchettio, che metaforicamente gli ricorda il passare del tempo, il suo vero peggior nemico, il tempo scorre e come ogni adulto Uncino ha paura di esso e del tempo che come dice un proverbio "invecchia tutto". Non a caso nel finale Uncino si ritroverà nelle mani la sveglia che suona con furia, come ad annunciare la sua fine. E ancora non per niente Uncino fisserà l'ora della presunta morte di Peter alle 18, numero che simboleggia la maggiore età.
Ciò che Uncino però disprezza più di ogni altra cosa è la capacità di volare di Peter Pan, che nomina questa sua capacità ogni volta con malevolenza e rabbia, perché il volo, una cosa impossibile per chiunque, a Peter è concessa grazie alla sua fantasia, un dono tipico dei più giovani, vietato quindi ad Uncino. Il personaggio di Uncino è ben caratterizzato ed è più invidioso di quanto non sembri del suo acerrimo rivale.

Tutti i personaggi secondari sono poi magnifici, da Spugna a Trilli, da Gianni ai bimbi sperduti. E la trama è così semplice, leggera e scorrevole che ghermirà qualunque spettatore grande e piccolo in qualunque avventura di Peter e compagni. Unica nota di demerito sono le scene con i pellerossa. Troppo prolisse, con personaggi che al contrario di tutti gli altri hanno meno particolarità e caratterizzazione. Ci si dimentica subito di loro con unica scena buona la cattura dei bimbi sperduti.

A parte le stonature con i pellerossa e le poche novità tecniche però questo film Disney possiede con colonne sonore ammalianti, personaggi ben pensati e inappuntabili, e ambientazioni strepitose tutti i requisiti per essere quasi un capolavoro.

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