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Attenzione alla puttana santa!

Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film

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La recensione su Attenzione alla puttana santa!

di Baliverna
8 stelle

Una troupe cinematografica si dibatte tra diatribe interne, mancanza di finanziamenti, e pochissima convinzione, ed è quindi del tutto inconcludente.

Questa pellicola è fra quelle di cui si dice “chissà come, però funziona”. Nel senso: praticamente una trama non c'è, non c'è la tensione drammatica, e la messa in scena è sprezzante di ogni convenzione o finzione. Eppure il film lo si guarda con interesse, si ascoltano i dialoghi (strani ma non banali), e si apprezzano gli attori. A mancare a Fassbinder non è certamente la fantasia, perché nulla di ciò che vediamo è scontato o come ce lo aspetteremmo. Certe scene sono addirittura paradossali nella loro impostazione, senza mai essere surreali.

La troupe è innervata da tensioni e rivalità di ogni tipo, che però si possono dividere in due categorie: quelle sentimental-sessuali (amore e sesso), e quelle professionali (invidia e smania di imporsi sugli altri).

Per quanto riguarda “l'amore” (proprio meglio metterlo tra virgolette) e il sesso, regna il più completo disordine, sia nei rapporti che dentro a ciascuno dei partecipanti: bisessualità, tradimenti, continui scambi, feticismo casto (leccare le braccia... e basta), sesso di gruppo, triangoli sessuali, la donna innamorata di un produttore, omosessuale e sadico, che gode nell'ignorarla e schiaffeggiarla, quello che non sa ciò che vuole, l'omosessuale che nasconde la sua inclinazione, feroce gelosia, eccetera, eccetera.

Al di sopra delle passioni, della gelosia, della vendetta, aleggia il cinismo. Se uno di loro cade a terra colpito da un pugno molto forte può accadere che gli altri attorno a lui continuino a ballare alla musichetta che risuona sulla terrazza che dà sul mare di Ischia. A proposito, l'ambientazione è spagnola, ma è abbastanza farlocca, forse volutamente. I segni che siamo, infatti, in Italia sono diversi, come i cartelli pubblicitari sui muri.

Per il resto, Fassbinder si conferma un attore niente male; qui impersona un personaggio bizzarro ed estroso, che probabilmente è come egli stesso era veramente. Recita o non recita, non lo so, ma il suo modo di farlo è convincente e originale. Il regista che interpreta si aggira tra la troupe e cerca, con poco successo, di organizzare le riprese e pacificare le continue liti e contese tra i suoi membri. Lou Castel, con il suo eterno muso duro e imbronciato, è il tirannico e cinico produttore, che alterna sfuriate e scenate, violenza e cinismo, a momenti di sensibilità, verità, e ascolto; un personaggio quasi schizofrenico. Poi vediamo un'affascinante Hanna Schygulla, vestita come Marilyn Monroe in “Quando la moglie è in vacanza”. In una parte minore compare, poi, la futura regista Margarethe von Trotta. E per finire, Eddie Constantine nella parte di se stesso.

Questa insalata russa di personaggi e sentimenti è costantemente annaffiata da “Cuba Libre” a iosa (e a credito); praticamente, quasi tutti sono di fatto alcolizzati. E Fassbinder, oltre a berne molti, fuma una sigaretta dopo l'altra. Purtroppo non stupisce la sua precoce dipartita da questo mondo. Nonostante tutto, la sua vita e la sua fine mi suscitano compassione, perché in quell'uomo convivevano, oltre al talento per il cinema, una forte inclinazione verso tutti i vizi assieme ad una tensione verso l'alto e il nobile, che ogni tanto emerge dal profondo. Si pensi al canto di un salmo, così all'improvviso, in una situazione che nulla ha di religioso; oppure al suo rifiuto di ordire un lurido piano per far sedurre e portare a letto una ragazza della troupe, pagando un dongiovanni... Siccome ha marito, no, non se ne fa nulla. La scenetta, per bizzarria ed essenzialità, l'ho guardata tre volte.

In generale, la pellicola sembra uno sguardo cinico e disincantato sul mondo del cinema, assai più pessimistico di quello coevo di Truffaut (Effetto notte). I film in qualche modo, alla fine, si riesce a farli, ma attori e tecnici, per ottenere il risultato, devono prima ansiosamente dibattersi in una melma maleodorante e repellente, prodotto della loro umanità putrescente.

Fassbinder rimane uno di pochi registi veramente validi nel panorama tedesco-occidentale del secolo scorso; finora non mi è ancora capitato di vedere uno brutto dei suoi molti film.

 

 

 

 

 

 

 

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