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I racconti della luna pallida d'agosto

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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La recensione su I racconti della luna pallida d'agosto

di millertropico
10 stelle

Forse il capolavoro fra i capolavori di Mizoguchi, l'opera in cui il regista ha lasciato l'impronta maggiore delle sue qualità stilistiche e poetiche. Ugetzu Monogatari è un racconto simbolico dal lento incedere, sostenuto da una atmosfera rarefatta e lunare.
Nelle sequenze migliori, il senso del meraviglioso esplode in preziose infiorescenze: mai forse forse prima il cinema era riuscito a comunicare con altrettanta efficacia il magico e il miracoloso.
Ambientato nel Giappone del XVI secolo e liberamente tratto da due racconti (La capanna fra le graminacee selvagge La lubricità dello spirito del serpente) straordinariamente fusi insieme, vive in un'atmosfera rarefatta esaltata da dissonanti musiche giapponesi, da una fotografia appannata e sensibilissima  capace di trasfigurare la realtà in un'aura remota, sospesa fra l'oscurità e i barbagli fosforescenti della luna sui prati, dalla recitazione strepitosa realisticamente e drammaticamente calata in un'altra epoca e in un altro mondo di Machiko Kyo, Kinuyo Tanaka e Mitsuko Mito..
Sono molti i momenti di ineffabile, balenante bellezza: ci si trova condotti per mano quasi per magia, tra eventi incredibili di straordinaria tenuta formale: un uomo viene travolto dal sortilegio esercitato su di lui da una maga, si introduce nella sua casa, e poi, una volta dissoltosi l'incanto, si ritrova solo su un prato (la donna era lo spirito defunto e inquieto di una ragazza, errabondo nell'aldilà per non aver mai potuto conoscere l'amore in vita).  Come ha scritto G: C. Cavallaro, insomma, "è il magistero purissimo dello stile, il miracolo inesprimibile per cui il sogno e la realtà si fondono senza sforzo, come due momenti di una stessa esistenza (non vi è passaggio, stacco alcuno, di tecnica, di tono, tra le sequenze della realtà e quelle del sortilegio)".

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