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Anche i dottori ce l'hanno

Regia di Arthur Hiller vedi scheda film

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La recensione su Anche i dottori ce l'hanno

di Dalton
8 stelle

Attacco all'istituzione sanitaria pubblica, nata dal temporaneo delirio di onnipotenza (artistico) di tre personaggi hollywoodiani sulla cresta dell'onda (commerciale). Hiller, l'anno prima, aveva diretto quello che ancora oggi è il 33° più grande incasso di sempre: LOVE STORY. George C. Scott era fresco reduce dal trionfo di PATTON. Paddy Chayefsky era uno degli autori teatrali e televisivi più coccolati dell'epoca: già oscar per la sceneggiatura di MARTY - VITA DI UN TIMIDO, era in attesa di veder trasporre questo suo plot e quello di QUINTO POTERE, pure essi pronti ad essere nuovamente premiati dall'Academy Awards per il loro scanzonato coraggio. Non a caso, è l'autore più premiato alla notte delle statue (a parimerito con Billy Wilder: solo che, a differenza di quest'ultimo, da buon broadwayano gli script amava scriverseli da solo). Nei dialoghi, si sente l'imprinting dei battibecchi agrodolci della scuola di Neil Simon, con un occhio ad una doverosa accuratezza nello sfoderare nozioni mediche. Il punto debole del film è il proverbiale qualunquismo col quale Hiller ama burlare affettuosamente tutto e tutti: alcune gag di raccordo sembrano datate o forzatamente surreali (invece rispecchiano la realtà ospedaliera odierna, specie dopo i tagli reaganiani all'assistenza sociale, cfr.: SICKO) ma l'umorismo non è mai involontario: al massimo involuto. Ed il crescente intreccio giallo, bilanciato dai dilemmi esistenziali di un impeccabile Scott e dai subbugli nosocomiali - che vorrebbero rappresentare quelli di un'intera nazione - non è raffazzonato come sembra: anzi, le pedine s'incastrano mirabilmente e negli anni la realtà ci ha fornito casi ancor più gravi, anche nel territorio nostrano. Alla fine, c'è un inno alla responsabilità dei singoli: poteva concludersi meglio? Il titolo italiano riporta alla memoria le commedie scollacciate degli anni '70 (le dottoresse, la corsia degli allupati, ecc ...) anche se non allude agli organi genitali, bensì alla coscienza. Non un'opera magnifica ma sicuramente notevole.

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