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Amanti crocifissi

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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La recensione su Amanti crocifissi

di Antisistema
10 stelle

Il denaro svela sempre la vera anima di una persona; partendo da un mcguffin di Hitchcockiana memoria (il bisogno da parte della signora O-San di procurarsi una somma di denaro per aiutare suo fratello spiantato e la propria madre a pagare degli interessi sulla loro casa), Kenji Mizoguchi costruisce l'ennesimo tassello della sua coerente quanto dolente filmografia dedicata alla figura femminile. Questa volta il grande regista abbandona la narrazione verso una spirale negativa come in Vita di O-Haru Donna Galante (1952), oppure gli elementi fantasy-onirici dei Racconti della Luna Pallida d'Agosto (1953), a favore di un melodramma più di stampo tradizionale nella narrazione, ma spietato nella sua analisi sociale verso i potenti e le regole della società Giapponese.

O-San (Kyogo Kagawa) è legata al marito Ishun, ricchissimo stampatore imperiale che gestisce tale professione in regime di monopolio e avente circa 30 anni di più, quest'ultimo è invaghito di O-Toma, una giovane donna della sua servitù, la quale per sottrarsi alle sue molestie, gli mente dicendo di essere fidanzata di Mohei (Kazuo Hasegawa), un lavoratore addetto alla stamperia al servizio di Ishun.

Un equivoco darà modo di far credere ad Ishun, che Mohei e O-San sono amanti, non riuscendo a chiarire tale fraintendimento, entrambi decidono di scappare poiché temono la morte per crocifissione, dando così via ad una catena di tragici eventi.

 

Mizogichi grazie alle doti del direttore della fotografia Kazuo Hiyagawa, valorizza appieno la profondità di campo e grazie ai piani sequenza, riesce a costruire dei quadri di uno spaccato di un Giappone ora sospeso tra, il lirismo del legame tra O-San e Mohei, destinato a sfociare in amore al momento in cui stanno per suicidarsi nelle acque del lago Bawa, in una sequenza carica di emotività e visivamente carica nella purezza delle acque del lago testimoni silenti di un amore che nasce, facendo così recedere i due dal triste proposito a favore di una fuga senza meta, ma con la consapevolezza di essere liberi dell'oppressione sociale e dalla differenza di classe che li separa, a cui fa da contraltare una rappresentazione da parte di un Mizoguchi, tramite una regia che accentua ancora di più la fissità delle inquadrature, di una società Giapponese invischiata in regole atte a salvare le apparenze per proteggere un vetusto concetto di reputazione.

 

A Doki (fratello di O-San) e a sua madre importa solo ottenere i soldi per non vedere la loro fama danneggiata negli affari, mentre Ishun è un'ipocrita a cui importa solo di non essere travolto da ciò, per salvare il proprio onore dal conseguente scandalo; in tutto questo i sentimenti e la donna sono le vittime predestinate di una società ottusamente conservatrice, per la quale il libero amore è un qualcosa in cui non solo lo Stato si deve intromettere in modo coattivo, ma deve anche ricevere la pubblica condanna, arrivando così a negare ogni intimità privata.

Si dice che la giustizia sia equilibrio, sicuramente alla fine del film né i due protagonisti, né O-Toma e né tantomeno Ishun sarebbero d'accordo, eppure il tutto alla fine proseguirà nel suo terribile status quo, in cui colui che ha il potere può anche farsi da parte, ma il concetto stesso di potere e norme che reggono il sistema, resteranno sempre al loro posto poiché sono elementi che nei secoli governano e muovono tutto ciò che hanno sotto il loro controllo. Presentato a Cannes nel 1955, il film non ottenne nessun premio, però dopo tutti questi anni lo si può considerare un capolavoro assoluto del cinema.

 

scena

Amanti crocifissi (1954): scena

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

 

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