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Amanti crocifissi

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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La recensione su Amanti crocifissi

di maurizio73
9 stelle

Nei ritmi ossessivi di incessanti percussioni e attraverso codificati rituali sociali,l'originale fatto di cronaca di amanti osteggiati e dei subdoli giochi di potere alle loro spalle, viene trasfigurata nell'astrazione di una cornice tragica che si dibatte tra il realismo della ricostruzione d'ambiente e la sublimazione di un dramma senza tempo.

La giovane moglie del primo stampatore imperiale nella Kyoto del 1683 è costretta alla fuga insieme all'abile disegnatore Mohei a causa di un equivoco che li vorrebbe amanti. Ricercati dal marito di lei preoccupato più del suo onore e dei suoi affari che del destino della consorte, troveranno il modo di confessarsi un reciproco sentimento d'amore e la forza di restare uniti non ostante questo comporti la pubblica gogna ed una sicura esecuzione capitale.

 

locandina

Amanti crocifissi (1954): locandina

 

Dall'opera del drammaturgo Chikamatsu Monzaemon da cui prende il nome il titolo originale (Chikamatsu monogatari), questo jidaigeki del periodo Edo incrocia la tragedia sentimentale di una donna perduta alla feroce critica delle convenzioni sociali che storicamente innervano la struttura gerarchica della civiltà giapponese, rappresentando uno dei punti più alti della poetica cinematografica di Mizoguchi Kenji da sempre interessato a cogliere le malcelate istanze di indipendenza di figure muliebri combattute tra i doveri della tradizione e le aspirazioni ad una felicità personale spesso frustrata dalla debolezza o dai soprusi dei loro uomini. Nei ritmi ossessivi di incessanti percussioni e attraverso le forme di codificati rituali sociali del teatro Bunraku, l'originale fatto di cronaca di due amanti osteggiati e dei subdoli giochi di potere che si consumano alle loro spalle, viene trasfigurata nell'astrazione di una cornice tragica che si dibatte tra il realismo storico di una fedele ricostruzione d'ambiente e la sublimazione di un dramma universale all'interno del quale la catarsi dei due protagonisti sembra stemperarsi nella dimensione senza tempo di tutte le vicende umane.

 

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La minacciosa eco di una tragedia incombente attraversa la piazza gremita di un lugubre corteo di morte per addentrarsi nelle stanze di un palazzo dove l'intrecciarsi di predestinate passioni umane (la serva concupita dal padrone brama lo scribano, quest'ultimo cela una devozione incondizionata per la sua padrona che solo troppo tardi gli confesserà il suo amore) con i doveri economici dell'appartenenza alla casta sarà il motore di una obbligata e rocambolesca fuga d'amore che non puo' che concludersi circolarmente con la stessa cerimonia che l'aveva preannunciata: la singolare concidenza di un destino di morte in cui la libertà degli uomini si scontra con le costrizioni di un rigido sistema di potere dove solo i più umili e diseredati sembrano rispondere al richiamo del cuore (il padre di Mohei che lo lascia libero), mentre chi brama mantenere la propria posizione di comoda subalternità sarà pronto alla delazione ed al tradimento (la madre ed il fratello della sposa fedifraga O-San). Una presa di posizione, quella di Mizoguchi, che rivela una sincera ammirazione per due amanti sfortunati che sublimano nella morte la propria liberazione dalle convenzioni sociali, e nello stesso tempo una dichiarata critica ad un sistema gerarchico che dai tempi oscuri dello shogunato sembra perpetuarsi negli insospettabili risvolti della società giapponese, laddove le donne (le sue donne in particolare) sono sempre schiacciate tra la violenza degli uomini che le vogliono succubi della tradizione (il padre-padrone di un marito anziano e laido che circuisce la serva e cerca di mettere sotto silenzio il tradimento della moglie) o quella di uomini deboli che le condannano parimenti all'infelicità (Mohei rifiuta le avances della serva per mantenere la sua posizione; si espone incautamente per compiacere la sua signora; cerca di separarsi da lei, al fine di salvarla e di salvarsi, in una delle scene più strazianti del film; ritorna da lei precipitando la storia nel suo infausto epilogo).

 

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Magistrale la tecnica di ripresa che alterna la studiata teoria dei suoi piani sequenza nella concitazione dell'azione o nell'esaltazione delle passioni, con l'attenzione per la composizione figurativa delle inquadrature (la fuga lungo un itinerario fluviale quale terra di nessuno verso il remoto Eden di una impossibile felicità a due).

 

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Vincitore del domestico Blue Ribbon Awards 1955 e soprattutto nomination alla Palma d'oro al Festival di Cannes dove a vincere, quello stesso anno, fu Marty - Vita di un timido, dell'esordiente carneade Delbert Mann.

 

 

 

 

 

 

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