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Una spiegazione per tutto

Regia di Gábor Reisz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Una spiegazione per tutto

di axe
7 stelle

Abel, studente di Budapest prossimo alla maturità, s'innamora della sua coetanea e migliore amica, Janka. Ella, a sua volta, prova attrazione per Jakab, il loro professore di storia, di vent'anni più anziano. Ciò gli rende difficile la concentrazione nello studio in vista dell'esame. Trovatosi, in tal sede, faccia a faccia con Jakab, Abel fa scena muta; ma egli indossa una coccarda con i colori nazionali ed un'innocente domanda del professore di storia a tal proposito, essendone venuto a conoscenza il padre di Abel, già in contrasto con Jakab per divergenze politiche, diventa pian piano un caso nazionale. Il regista ungherese Gabor Reisz racconta delle tensioni politiche che alimentano le frammentazioni sociali nella propria nazione durante gli anni del governo presieduto da Viktor Orban, a capo del partito nazionalista Fidesz. Abel, interpretato da Gaspar Adonyi-Walsh, è un giovane come molti altri; ancora perso in una confusione ed un idealismo tipici della tarda adolescenza, si presenta all'esame di maturità assolutamente non preparato in storia. Il suo professore, Jakab (Andras Rusznak), gli offre aiuto, ma il ragazzo fa scena muta e, come è giusto che sia, emette il giudizio corrispondente. Si permette un'innocente osservazione sulla coccarda con i colori della bandiera ungherese che il giovane casualmente indossa; nella nazione magiara, esibire la coccarda in date diverse dal 15 marzo, festa nazionale, è segno di idee nazionaliste e pertanto appartenenza al partito Fidesz. Successivamente, Abel è sgridato dal padre a causa del suo rendimento; l'uomo apprende della vicenda della coccarda ed immediatamente la strumentalizza. Il papà di Abel è un nazionalista ed ipotizza che l'esibizione della coccarda possa aver contribuito alla bocciatura del figlio ad opera di un professore di opposte idee politiche. Abel non smentisce; la sua mente corre dietro Janka, della quale è amico ed innamorato. Janka (Lilla Kizlinger) ricambia l'amicizia, ma non l'amore. Ha perso la testa per Jakab, atletico quarantenne sposato che non prova alcun interesse sentimentale per la giovanissima allieva. Abel lo sa e non perde l'occasione per creare un problema all'involontario rivale. Il povero Jakab passerà guai. La vicenda della coccarda passa di bocca in bocca e raggiunge l'orecchio di una giovane giornalista, che la rende nota a livello nazionale. Nell'attuale clima sociale ungherese, di generico consenso nei confronti di Orban, il comportamento di Jakab è strumentalizzato. Il professore, dopo un deterioramento dei rapporti con la moglie ed una concreta minaccia di licenziamento, è costretto ad un confronto diretto con la famiglia di Abel; confronto che diventa scontro verbale con il genitore, alla ricerca di un'improbabile elemento che giustifichi la pessima prestazione del figlio. Infine, Abel è ammesso a sostenere nuovamente l'esame e ciò avviene sotto gli occhi di tutti, da quelli del padre a quelli elettronici delle telecamere. Nulla cambia. L'epilogo è emblematico e dà l'idea di una profonda frattura generazionale. Anziani ed adulti in genere ricordano il travagliato passato ungherese, idealizzandolo, esaltando l'epicità di alcuni momenti, in particolare l'insurrezione antisovietica del 1956; esaltano genericamente il patriottismo; si accapigliano per questioni ideologiche, pur essendo le loro sorti decise non con l'agone politico o dalle turbolenze degli scorsi decenni. I giovani solo superficialmente s'interessano di storia ed attualità; come è naturale per le persone della loro età, prevalgono gli aneliti di libertà, le affermazioni della propria individualità, la gioia dello stare insieme, l'amore. La speranza - ma non la convinzione - è che da ciò possano, anche molto lentamente, nascere idee in grado di cambiare qualcosa nel "mondo degli adulti", del quale i ragazzi stanno iniziando a far parte. Discrete le interpretazioni dei personaggi, vivace il ritmo, approfonditi e serrati i dialoghi, non molto varie le ambientazioni; il film ben si presta ad un adattamento teatrale. La qualità del doppiaggio non è eccezionale, ma ciò non pregiudica la fruibilità dell'opera. Man mano che si avvicina l'epilogo, la tensione cresce. Come usciranno i vari personaggi dal vicolo cieco nel quale sono stati spinti dagli eventi ? La visione soddisfa ed induce ad ulteriori riflessioni. Si ha l'impressione che il regista voglia non risparmiare nessuno, ne' gli anziani, ne' i giovani; chi decide le sorti dei primi, legati ad idee e concetti del passato, e dei secondi, poco stimolati nell'approfondire lo studio della loro contemporaneità ? Forse qualcuno che, gettando negli occhi delle folle la polvere del populismo e di uno sterile nazionalismo, ha tutto l'interesse a che esse rimangano ignoranti, inconsapevoli. Soddisfare con le accessibile tesi del (o di un) "complottismo" la naturale propensione alla conoscenza è facile; avere la vera "spiegazione per tutto", molto meno. Queste valutazioni critiche, che il regista esprime in merito alla società ungherese, sono applicabili, per analogia, alle realtà di buona parte dell'Occidente, compresa quella dell'Italia. Pensiamoci su, quando oggi sentiamo parlare di "fascismo" o "comunismo" connessi alla nostra attualità.

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