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Alba fatale

Regia di William A. Wellman vedi scheda film

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La recensione su Alba fatale

di Baliverna
10 stelle

E' stato commesso un crimine vile e riprovevole; trovare subito i colpevoli e fare immediata giustizia (e vendetta).

Bellissimo western cupo e amaro, di impianto teatrale. Questo però non è un limite, ma un elemento positivo, dal momento che così lo spettatore si concentra sulle questioni morali sollevate e sui personaggi, senza distrarsi con lo spettacolo in senso stretto.
La sceneggiatura delinea con molta chiarezza la situazione, cioè le circostanze in cui avvengono gli eventi (crimine, passa-parola al rincaro, incertezza, smania di punire i colpevoli, ecc.), come pure i personaggi e l'atteggiamento di ciascuno nei confronti di ciò che accade. Si possono notare una minoranza di sadici veri e propri, a cui non importa niente neppure di punire l'assassino, ma ha solo voglia di vedere qualcuno penzolare da un albero con una corda al collo. Poi c'è un gruppo numeroso che vuole a tutti i costi e subito il capro espiatorio, su cui vendicarsi e sfogare il rancore per il fattaccio ma anche - ahimè - la rabbia e le frustrazioni di una vita. C'è inoltre un numero più sparuto di coloro che sono contrari all'esecuzione, ma sono troppo vili per imporsi veramente e apertamente. A questi appartiene il personaggio di Henry Fonda, sempre in bilico tra l'intervenire con forza e il non esporsi troppo; per questo, forse, reagisce con rabbia eccessiva verso ingiustizie secondarie rispetto alla principale dell'impiccagione stessa. Riguardo a questa interviene un paio di volte, ma non quanto potrebbe e dovrebbe. L'unico che esce pulito dal linciaggio è il vecchio coi capelli lunghi, che fa veramente tutto quello che può per ricondurre alla ragione la turba assetata di colpevoli.
Il desiderio di un colpevole su cui sfogare la rabbia per un crimine odioso è un sentimento molto comune e sempre attuale. Mette radici in una zona malata dell'anima umana, quella dove albergano il desiderio di vendetta, la rabbia, la voglia di giustizia immediata, oltre che la presunzione sia quanto alla capacità umana di scoprire subito la verità, che sulla propria personale innocenza. Non sono rari i casi in cui chi soffre il lutto per una persona cara uccisa tenga più alla punizione dell'accusato - anche se ci sono dubbi sulla sua colpevolezza - che all'accertamento stesso della verità. Non desiderio di giustizia, di per sé... giusto, ma voglia di sfogare la rabbia insomma.
Questi sentimenti sono alla base di questo film, che li disseziona come col bisturi, per mostrarli in tutta la loro ingiustizia e pericolosità. La smania di vendetta e la fretta conducono tutti a prendere una colossale cantonata, che li rende colpevoli di un crimine orrendo, da portarsi per sempre sulla coscienza. Anche i tre malcapitati sono rappresentati con originalità ed efficacia. Sono proprio come potrebbero essere tre uomini qualunque ingnari di tutto, caduti per caso nelle fauci di un'accozzaglia di forcaioli. Pochi altri film di quegli anni sono così cattivi nel rappresentare certi personaggi, anche perché viene mostrata la loro indifferenza e leggerezza davanti all'impiccagione, fuori luogo anche se fossero tre veri colpevoli.
Fonda è il solito grande, ma tutti gli altri fanno il loro dovere. Ho trovato straordinario Dana Andrews, che mi è piaciuto quasi di più che nei noir che lo hanno reso celebre. Il personaggio a cui dà vita è memorabile. Wellman, dal canto suo, dirige con rigore e sobrietà, senza smagliature o incertezze. Sembra proprio uno di quei film che sono capolavori per l'apporto massimo dato da tutti. L'azione drammatica è molto coinvolgente, mentre raccapricciante è l'impiccagione, e raggelante il drappello di giustizieri che beve whisky al saloon al mattino presto, con le orecchie basse e la coda fra le gambe.
Caduto per anni in oblio (prima del recente DVD era introvabile), è venuto ora il momento di recuperarlo. 

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