Regia di Harmony Korine vedi scheda film
Un killer in missione è risoluto e spietato, una macchina da guerra sempre pronta a uccidere il suo obiettivo; poi torna a casa da moglie e figli e si lascia andare alla banalità della vita quotidiana in famiglia.
Se è noto (mai troppo, a ogni modo) che esiste una banalità del male, ecco che questo Aggro dr1ft, ritorno dietro la macchina da presa di Harmony Korine a quattro anni da Beach bum (2019), vuole sottolineare un altro tipo di banalità: quella del bene. Può un essere apparentemente privo di sentimenti, un gelido assassino di professione diventare anche un ottimo padre di famiglia e un marito appassionato? Assolutamente sì, come a dimostrare che i punti deboli sono presenti anche nelle più sofisticate e strutturate macchine da guerra, che c'è una maniera per normalizzare anche tutto ciò che dalla norma esce, e anche di parecchio. Il principale problema a questo punto è tutto in quanto segue: Korine decide di girare questo film interamente con videocamere a infrarossi. Quanto ne consegue è che per 80 minuti la vista dello spettatore disimpara a riconoscere luci e colori della vita reale finendo ipnotizzato dalle immagini, che distolgono in tal modo dalla trama del lavoro. Da un lato è perfettamente comprensibile arrendersi prima di raggiungere la fine della visione, anche perché la storia di per sé non racconta molto di più di quanto appena detto; dall'altro va apprezzata quantomeno la vena sperimentale del prodotto e la volontà di ricerca che muove qui il regista. Che, peraltro, ancora non è sazia: lo dimostra il successivo Baby invasion (2024), dalla resa grafica simile a quella di un videogame. Nuove direzioni per il cinema o totale follia? Chi scrive direbbe più la seconda. Korine scrive anche la sceneggiatura; nel cast Jordi Mollà, Travis Scott, Stet Blanchett. 3/10.
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