Regia di Michael Keaton vedi scheda film
Giunto alla sua ultima missione, un infallibile killer professionista - reduce dalla guerra del Golfo e implacabile lettore - viene colpito dal morbo di Creutzfeldt-Jakob, una malattia degenerativa della mente che fa perdere la memoria in tempi brevissimi. Decide così di "sistemare le cose" con l'aiuto di un amico che è anche il suo datore di lavoro (Pacino) e di riconciliarsi col figlio (Marsden), ragazzone comprensibilmente schifato dalla professione del padre, ma capace di passare dal veganismo all'arrosticino in un picosecondo. Il giovanottone, peraltro, non vede il genitore da anni, ma lo cerca proprio quando ha bisogno di aiuto per avere ucciso un pedofilo neonazista in un impeto di collera.
Arrivato a oltre tre lustri dal precedente, il secondo lungometraggio con Michael Keaton in cabina di regia è anche il primo che arriva al pubblico italiano. Ed è anche un gioiello di sceneggiatura (di Gregory Poirier), che mescola con destrezza due dimensioni psicologiche: quella della malattia e quella del rapporto irrisolto tra padre e figlio. I colpi di scena piazzati al momento giusto, l'interpretazione sopraffina di Keaton e dei suoi comprimari nonché la resa della degenerazione cognitiva del protagonista fanno il resto, rendendo La memoria dell'assassino un ottimo prodotto di genere.
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