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L'Agnese va a morire

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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La recensione su L'Agnese va a morire

di lamettrie
8 stelle

Uno dei migliori film sulla resistenza. Commovente, senza mai essere retorico. Profondamente umano. Forse per via di questi pregi, è introvabile: un dvd non è ancora uscito. Dà valore alla lotta condotta in favore dei diritti umani. Soprattutto in favore del rifiuto contro ogni collaborazionismo, politico e morale. Se il potente è raccapricciante, non può che avere dei rivali in noi stessi.

Il nazismo è stato potere raccapricciante, ovviamente, anche in Italia per un anno e mezzo; così come raccapricciante è stato il fascismo, che ne ha ampiamente condiviso mezzi, fini… quasi tutto, insomma. In quel momento storico, chi ha voluto avere una dignità è stato costretto dalla propria coscienza a mettere quasi tutto a repentaglio. La maggioranza, evidentemente, non ha voluto, o comunque non è riuscita, a voler aver coscienza fino in fondo. Il film rende benissimo questo “compito” morale e politico, per riallacciarsi a quanto si diceva prima. Pur nella povertà dei mezzi, anche i più umili capiscono che i compromessi, le mezze misure in quel caso non vanno accettate: sarebbero state una resa verso l’oppressore, e i loro meschini leccapiedi, gli opportunisti.

Scene di vita quotidiana sono restituite benissimo: quindi il dolore, la speranza, la solidarietà, l’ingiustizia. Una grande gamma di valori morali viene esemplificata a pennello da Montaldo. Il quale, forse qui nel ’76 non raggiunge i vertici sommi de Sacco e Vanzetti (1971), e di Giordano Bruno (1973); ma comunque si conferma un grandissimo regista. Aiutato dal soggetto, il romanzo quasi autobiografico di Renata Viganò, consegna una galleria di personaggi memorabili, con i loro difetti e la loro umanità amabile, ben recitati. Un film molto “emiliano” nel senso del calore umano, positivo del termine, impreziosito dalla fotografia, e dalle musiche di Morricone. Gli effetti speciali fanno ridere, ma questo mostra ancora una volta questo dato: la tecnologia di per sé non conta quasi nulla, se la sua importanza è paragonata alle cose che davvero contano, cioè le istanze della dimensione morale.

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