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L'Agnese va a morire

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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La recensione su L'Agnese va a morire

di alan smithee
7 stelle

GIULIANO MONTALDO

-"Tu ci credi che la guerra sta per finire?
-Speriamo, sennò finiamo prima noi.
-No, questo non è mica vero! Loro si, i tedeschi, i fascisti. Quando muoiono portano via anche i vivi.
Noi no: uno muore, ed un altro ne arriva. Io ormai non ho più nessuno ormai, ma voi almeno potrete tornare a casa e raccontare quello che avete visto, quello che avete fatto. Alla sera vi incontrerete, e vi metterete a pensare: ti ricordi quella volta, ti ricordi di quello, di quest'altro.... perché vivi o morti, i compagni restano sempre compagni.
Anche quelli che non erano niente, come me."

Durante le fasi più cruente dell'Ultima Guerra, in concomitanza con l'avanzata delle truppe tedesche e la strenua difesa delle forze ribelli partigiane, in una Italia divisa irrimediabilmente in due tra fascisti ed oppositori, la lavandaia analfabeta Agnese, privata dell'affettuoso marito, deportato e morto di stenti e febbri durante il viaggio, finisce per non limitarsi al suo compito di "staffetta", ovvero trasportatrice di viveri e materiale tattico x i partigiani: finirà - rimasta sola al mondo, e col rimorso di una strage ai danni dei suoi vicini fascisti sterminati per colpa sua una notte - per unirsi ai giovani ribelli, preparando viveri e divenendo la responsabile della gestione delle magre risorse alimentari del gruppo, oltre che divenire la mamma affettuosa e premurosa di tutti quei giovani contrari alla dittatura e al regime.

Montaldo adatta con una certa fedeltà l'omonimo romanzo-simbolo della lotta per la resistenza, ed eccelle nei dialoghi, sui volti dei protagonisti, vincendo anche nel doppiaggio che punta molto sulle inflessioni dialettali miste delle parlate tipiche delle paludi attorno a Comacchio.

Anche la scelta, a prima vista apparentemente azzardata, di affidare la parte della protagonista ad una attrice svedese e dai tratti somatici aristocratici come appare da sempre Ingrid Thulin, si rivela perfetta: la sua Agnese risplende per umanità e sofferenza trattenuta, celata nelle azioni quotidiane a totale solidarietà dei ragazzi.

Montaldo, a quei tempi pure lui giovane partigiano, rivive quei tragici ed insanguinati momenti di lotta senza limitarsi a tratteggiare figure monocordi delle due parti avverse, denunciando anche come, da azioni dettate dall'istinto, come il tentato omicidio del tedesco ad opera di una Agnese sconvolta, abbia poi causato una strage in casa dei vicini, certo simpatizzanti fascisti, ma non certo meritevoli della carneficina subita.

Ed in generale il film mette in risalto con realismo e senza enfasi artificiale, lo sporco che la guerra si trascina con sè, l'odio lacerante che crea divisioni insanabili, l'orrore di una violenza che esula da ogni razionalità.

Oltre all'ottima Thulin, segnalo anche un gruppo di allora giovani e promettenti attori come Stefano Satta Flores, Michele Placido, Flavio Bucci, Ninetto Davoli e Ron, il cantautore, conosciuto all'epoca col suo vero nome, Rosalino Cellamare.

Massimo Girotti interpreta l'affettuoso e premuroso consorte di Agnese, mentre nel ruolo della bella vicina di casa di Agnese, riconosciamo una giovanissima Eleonora Giorgi.

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