Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Bunuel sembra già divertirsi a mettere in evidenza il confine labile e sottile tra conformismo e anarchia, bene e male, realtà e sogno. Nonostante si tratti di un dramma sentimental-moralista, a riempire lo schermo è il personaggio di Suzana, una ventenne evasa dal riformatorio che con qualche sguardo da cerbiatto, un paio di spalle scoperte e qualche broncio posizionato ad hoc riesce prima a conquistare la fiducia della padrona di casa, poi a irretire il tutto fare più devoto alla famiglia, poi a far innamorare rispettivamente il figlio Alberto, giovane studente, e il padre, il sig. Guadalupe. Una vera dark lady che altera gli equilibri sonnecchianti di una famiglia per bene. Divertente - particolarmente esilarante la figura di Felisa, la governante ultracattolica - e leggero, Bunuel in "Suzana" mostra qualche buon trucco da maestro (i fulmini posticci, ma siamo nel '50, in Messico) e un esordio fitto di simbolismi (la croce che si forma dall'ombra capovolta delle sbarre della prigione). Peccato per il finale che, apprendo, imposto dalla casa di produzione.
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