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L'abominevole dr. Phibes

Regia di Robert Fuest vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'abominevole dr. Phibes

di Widmark
8 stelle

Scienziato, organista di fama, fine biblista con doppia laurea, il poliedrico Anton Phibes (Price) è dato per morto in un incidente d’auto, dopo che la moglie (Caroline Munro, non accreditata) è deceduta durante un’operazione. Sopravvissuto ma sfigurato, elabora un sontuoso piano di vendetta a danno dei chirurghi coinvolti: cadranno (quasi) tutti, in un macabro rituale ispirato alle piaghe d’Egitto, malgrado gli sforzi di un solerte ispettore (Peter Jeffries) di Scotland Yard. Dopo il ciclo dedicato a Poe, l’AIP di Roger Corman tenta di fondere horror e pop art, con un occhio allo stile sanguigno della britannica Hammer, imperversante in quegli anni. Ne viene un’opera pressoché unica nel genere, più volte imitata (l’esito migliore è «Theatre of Blood», 1973) ma insuperata nel miscelare abbondanti dosi di humour nero, fantasticherie kitsch, gusto dell’orrido. Ostile alla scienza, ma in grado di servirsene per i suoi scopi, Phibes è un antieroe romantico in grado di far proprie molte suggestioni presenti nella tradizione orrorifica: convivono in lui l’ossessiva passione di un Dracula e il gelido raziocinio di un Frankenstein, mentre il tema della chirurgia come strumento di sopravvivenza viene dritta da «Les Yeux sans visage», 1960, di Georges Franju. Al melodrammatico “cupio dissolvi” del protagonista – che umanamente concede a Vesalius (Cotten) l’opportunità di salvare il figlio (Sean Bury), riconoscendo così la supremazia del libero arbitrio – Vincent Price offre un’impagabile maschera, perennemente sospesa fra serio e faceto: indimenticabili le sue danze nella reggia segreta, dominata dalla cupa presenza di un organo a canne e popolata da automi, o l’impiego di un grammofono con cui ricrea la sua voce. Comprensibile, quindi, che le simpatie degli sceneggiatori James Whiton e William Goldstein siano tutte per lui; peccato però che la loro occupazione primaria – escogitare omicidi d’ingegnosa efferatezza: la palma d’oro va probabilmente allo stritolamento del cranio del dr. Hargreaves (Ken Scott) mediante una maschera a forma di rana - vada a scapito dell’intreccio, meccanico e un po’ involuto. Una gioia per gli occhi le scenografie di Brian Eatwell e i costumi di Elsa Fennell, forse memori di certe suggestioni barocche alla William Cameron Menzies (gli abiti dell’assistente Vulnavia (North) sono degni della peggior fantascienza trash anni ’50). Tuttora assai godibile, giustamente cult. Seguito da «Dr. Phibes rises again», 1972, dello stesso Fuest. Voto: 7/8 (**½ su ****)

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