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Il sole splende alto

Regia di John Ford vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il sole splende alto

di giansnow89
8 stelle

Dio benedica il giudice Priest.

Non era esattamente un comunista, John Ford, tuttavia si spese come pochi nella difesa del collega Mankiewicz dagli strali del Sant’Uffizio maccartista, perché era giusto fare così. Tre anni dopo quell’episodio, troviamo il giudice Priest, nostalgico confederato imbolsito e sbevazzone, interpretato dal sorprendente settantenne  Charles Winninger, innalzarsi come monumento alla Giustizia a difesa di un nero. Di fronte a lui, una massa di scalmanati contadini pronti a linciare il nero. Il giudice Priest se la sta facendo addosso, ma se necessario metterà in gioco la vita, perché è giusto agire così. E’ l’etica naturale a imporlo, non diritti strampalati dell’ultimo minuto inventati alla bisogna. E’ un momento di cinema davvero memorabile, e non è il solo in questa perla dimenticata nella sterminata cineteca fordiana.

Una prostituta muore e chiede come ultimo desiderio un funerale dignitoso. Il giudice Priest le accorda quest’ultimo desiderio, malgrado la donna fosse malvista da tutta la popolazione perbene del villaggio. In una chiesetta irrorata da un raggio di luce, pronuncia il suo sermone ricordando l’episodio evangelico dell’adultera. Brividi.

Il giudice non ha alcun interesse verso il nero in quanto nero, o verso la prostituta in quanto prostituta, ma ha molto interesse a loro in quanto uomini, in quanto individui. Ha le sue idee, com’è naturale che sia vivendo nel mondo: si può essere nazionalisti, reazionari, conservatori, e provare ugualmente ribrezzo verso l’ingiustizia, l’emarginazione, la sopraffazione. Il rispetto della dignità dell’uomo in quanto uomo è al di sopra di ogni sigla politica, di ogni chiesa politica. In un tempo contemporaneo in cui ad aver preso il sopravvento è il mitologico bene della collettività, nel senso ateo, anticattolico, statalista del termine, non già una collettività come insieme di individui, ma una collettività amorfa e spersonalizzata, è salutare ogni tanto ricordare che il bene nasce dall’individuo, come del resto anche l’epos. Quanti virgulti da divano rischierebbero la loro carriera pronunciando un’arringa come quella di John Ford, o addirittura la loro vita come nel caso del giudice Priest? Quanti sedicenti antirazzisti d’accatto, quante femministe, quanti antifascisti?

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