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Simon del deserto

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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La recensione su Simon del deserto

di Serum
8 stelle

 

Perenne testimone del ciclico disfarsi e ricostituirsi dell'esistenza degli esseri umani, Simon combatte la sua battaglia contro il Diavolo, mentre il resto del mondo lo segue inerme nel proprio inesorabile deperimento. I miracoli che è in grado di compiere lo lasciano ormai indifferente, così come le spassionate richieste di quelle quasi formichine che di quado in quando si radunano attorno alla sua colonna. L'unica cosa su cui vuole focalizzarsi è la propria battaglia passiva contro il Male: il piacere, la vitalità, la sopraffazione del sé nei confronti del tutto di cui si compone il tessuto cosmico sono fenomeni verso i quali egli erige una muraglia di impassibilità che sfiora lo stoicismo. Raramente una riscrittura prospettica dell'episodio di Gesù nel deserto (già d'ispirazione per il Simeone Stilita) è stata accostata con tanta puntualità ai suoi diretti referenti: Simon è Siddhartha che combatte contro le fluttuazioni sensoriali del mondo, contro l'αισθανομαι del proprio essere umano, e quindi difettoso, squilibrato, pervaso da un'incoerenza rabbiosa e violenta. Ma è anche un figlio diretto di Lao Tsé, che ha fatto propri (o per lo meno ci ha provato) gl'insegnamenti di equilibrio e distacco, utilizzandoli per costruire l'ariete da sfondamento della sua guerra. Si mostra un cristiano, ma si parla ad un'umanità pre-religiosa e pre-politica, che vive giorno per giorno il folle conflitto che la possibilità di esistere si porta e sempre si porterà dietro. E dunque sbarcare nella New York del XX secolo non è così sconvolgente, anzi: la società del capitalismo più depravato, affamata da un consumismo iperbolico e ai limiti del parossistico, schiacciata dallo smarrimento nevrotico di quei simboli (come non mai junghiani) che costituivano la chiave di volta della cultura occidentale, sommersa ed annegata dall'ingiustizia sociale, dalla tecno-antropizzazione e dall'analfabetismo emotivo, è la punta di diamante (forse...) della degenerazione dell'homo sapiens verso l'ignoto, ed il terreno di battaglia perfetto su cui continuare a scontrarsi (come un tempo si scontravano ideologicamente cinici e cirenaici). È un peccato che i problemi economici abbiano pesato in modo così drastico sul minutaggio, ma già in questo modo direi che il cazzoto è andato a segno.

 

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