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Siamo tutti assassini

Regia di André Cayatte vedi scheda film

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La recensione su Siamo tutti assassini

di zombi
8 stelle

uno di quei signori film che ti fanno riconcigliare con la merda o la mediocrità che affligge i periodi in cui non si riesce ad imbroccare un film decente. e nel contesto parlo dei miei gusti. ci mancherebbe. vale la pena ricordare i dialoghi di un certo signor charles spaak(sarà mica il babbo della conduttrice di harem?...) gli attori tutti anche i figuranti. enormi financo alla carne attaccata all'osso. si parla di pena di morte. si parla della sua utilità in termini di esempio per gli altri. dico, mica l'altro ieri... nel 1952. si parla di miseria, di condizioni di vita miserande e di indigenza, di guerra, di omicidi commessi in guerra, di collaborazionismo. uno penserebbe che c'è troppa carne al fuoco, perchè ne venga fuori un film facilmente comprensibile e che fila liscio e dritto per quasi due ore senza sbandare paurosamente e sbocciare in un pastrocchio. e invece no, forse perchè a dirigerlo e a scriverlo c'è un certo andrè cayatte(che farò finta di conoscere e che non dirò che è il primo film che vedo di lui) insieme al succitato charles spaak. sono quei tipici, ma rari, films che tutto d'un tratto ti fanno dimenticare che stai respirando, tanto ti coinvolgono. la frase di tre parole(in italiano naturalmente) la dice il fraticello destinato a sostituire l'assuefatto prete ad andare a consolare e confessare i condannati a morte. sta di fatto che nel braccio della morte ci stanno dei poveracci. a volte analfabeti come il protagonista. uomo che ha imparato ad uccidere per uno scopo nobile... la resistenza. periodo in cui tutto era permesso per liberarsi dell'invasore. e non son qua a giudicare. per liberarmi di un sistema totalitario in periodo di guerra anche io lo farei. solo che il ragazzo, sempre ubriaco perchè coi pochi spiccioli che riusciva a raggranellare si comprava il vino invece che del cibo, ammazza i tedeschi invasori, ma fa fuori anche un francese collaborazionista e persino il capo partigiano. ma la guerra finisce e ciò che è accaduto in quei giorni fino alla liberazione non interessa nessuno. troppa la confusione. e troppo da fare per ricostruire. quando si torna alla vita normale ecco che il nostro eroe fa fuori tre persone di cui due poliziotti. finisce in carcere nel braccio della morte. insieme ad altri due condannati è in attesa della grazia che solo il presidente della repubblica può rilasciare. una grazia che non giunge mai e notte dopo notte giungono i carcerieri a portarli alla ghigliottina. esemplare come anche un padre che ha ucciso la figlioletta di pochi mesi perchè col proprio pianto non lo laciava dormire, abbia diritto a parole non solo accusatorie. liquidato dal proprietario del bar dirimpetto la prigione con: "per questi assassini la pena di morte è sicuramente giusta", la moglie risponde che sarà anche giusta, ma intanto non risolve niente, perchè la gente continuerà a vivere nei tuguri di una stanza. dove un padre che si ammazza di lavoro per poche monete deve convivere con la numerosa famiglia composta anche da bambini piccoli che piangono in continuazione. non è giusto l'assassinio(del resto il protagonista ha ucciso il collaborazionista perchè il capo partigiano gliel'ha ordinato), non è giusta la pena di morte in quanto esempio per tutti a non commettere atti criminosi perchè è assoldato che non porta a niente. ha quindi ragione lo stralunato e sconvolto fraticello, quando dice in tono interrogativo al prete se non siamo tutti assassini?... di una modernità poi. con l'amedeo nazzari chirurgo che spiega di fronte ai giudici e alla giuria che l'accuasato in questione dopo una tal operazione(in odore di lobotomia) ormai è innoffensivo e che quindi la pena di morte è inutile, e che si pone al di sopra delle leggi dello stato. ma anche l'autoamblanza che aspetta fuori che l'esecuzione sia avenuta per poter portare in tutta fretta l'organo all'ospedale per il trapianto. pare che sia un pò vero, che siamo tutti degli assassini. drammatica in tal caso l'immagine della moglie dell'assasino d'infante, che rimane senza marito e senza un figlio tutto d'un tratto; il marito ormai psicologicamente perso che spera nella grazia..."il presidente capirà... capirà che non potevo dormire... capirà che non potevo dormire e che lei continuava a piangere". a volte mi chiedo come sarebbe se anche da noi, nel mondo degli uomini, vigesse la legge della savana?... nelle migliori delle ipotesi si fa il possibile per rendere la società civile e civilizzata, giusta per tutti. ma c'è sempre l'intelligenza corrotta e malata di pochi che rende la nostra giustizia peggiore di quella della savana. per lo meno gli animali, non speculano. ruberanno un nido per farsi covare le proprie uova da latri uccelli, ma non hanno conti alle cayman e non tramano per destabilizzare un governo e una società.

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