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Quanto è bello lu morire acciso

Regia di Ennio Lorenzini vedi scheda film

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La recensione su Quanto è bello lu morire acciso

di lamettrie
8 stelle

Bel film sul Risorgimento, uno dei pochissimi reperibili (anche se solo su Youtube) che siano onesti storicamente, privi di retorica, e insieme apprezzabili esteticamente.

Attraverso la spedizione di Sapri del socialista Pisacane, del 1857, mostra lo sfruttamento secolare delle masse contadine, che è tanto solido da apparire immutabile: «Che ti aspetti da ‘sta gente? O sono terrorizzati o sono in galera». Rispetto alla miseria imposta tertium non datur, ma il veramente rivoluzionario Pisacane (sovversivo su tutti i fronti, pagando di tasca sua, nonostante fosse nobile, al fine di far prevalere l’uguaglianza e i diritti umani contro la violenza nobiliare e l’ingiustizia) aveva la sua “terza via”: l’azione, che è esempio, e semina speranze realistiche e buone per il futuro. Nonostante il seme muoia: questa è l’essenza tragica di tanti rivoluzionari. Che qui appaiono nel giusto: infatti si impongono di non farsi confondere con i briganti, o i delinquenti comuni.

L’episodio di Sapri, come quello dei fratelli Bandiera 13 anni prima, è didascalico della sua tragicità: proprio chi beneficiava della liberazione è il nemico dei suoi liberatori. I pochissimi latifondisti sono gli unici veri obiettivi della rivolta: ma sono sempre riusciti a indottrinare gli umili contro gli interessi degli umili stessi. Sono questi che uccidono i propri salvatori: «Per il papa e per il re», è lo slogan con cui per l’ennesima volta sono strumenti nelle mani dei propri oppressori, che sono riusciti in ciò proprio grazie all’eterna imposizione armata di ignoranza e superstizione.

Il film è bello anche per la recitazione, la fotografia e i costumi, che rendono molto bene la vita quotidiana dell’epoca. Splendide le musiche popolari napoletane. Belli i dialoghi, rarefatti. Unico difetto è l’assenza di epos nelle scene militari: deludente è la scena madre, quella della morte di Pisacane e dei suoi seguaci inseguiti dai contadini.

Nel ’76 questo film rimandava all’attualità, dei rivoluzionari comunisti e del terrorismo. Comunque dopo il ’68 si sono potute rivisitare con coraggio certe tesi storiche, flaccide e false, ingannevolmente rassicuranti e conciliatorie, anche sul Risorgimento: che è stato figlio, quanto all’impegno reale delle persone, soprattutto delle lotte democratiche e socialiste, destinate però all’insuccesso, per la ennesima vittoria delle classi dirigenti. E il film questo lo mostra, con coraggio e onestà.

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