Regia di Brian De Palma vedi scheda film
De Palma si conferma regista in grado di padroneggiare sapientemente la macchina da presa, ma anche avvezzo a curare (troppo?), attraverso spiazzanti ed ingegnosi raccordi spaziali e diavolerie tecnologiche di ogni sorta (split screen su tutto il resto...), una pellicola che ha proprio nel montaggio e nella tecnica il suo plusvalore.
Per un’ora il film sembra (eccezion fatta per i suddetti effetti, forse eccessivi, ma certamente peculiari) una storiella lineare con personaggi poco delineati ed una trama che ha l’unico sussulto nel saltare dal genere thriller dei primissimi minuti a film drammatico di metà pellicola. Poi il geniale colpo di scena, con relativo finale, forse troppo moralistico e con l’happy end eccessivamente mieloso e forse scontato. Il geniale flashback su cui si regge tutta l’impalcatura dell’ultima ora di film, che si rivela poi nient’altro che un’onirica premonizione, restituisce allo spettatore uno disorientamento che è tipico del cinema di De Palma e rappresenta la definitiva consacrazione di “Femme fatale” quale film di discreta fattura.
Nota a margine per l’affascinante Rebecca Romijn-Stamos, assolutamente a suo agio nel doppio ruolo che interpreta, nonché di una sensualità folgorante. Non può dirsi lo stesso di Banderas, come al solito impacciato e, a tratti, quasi insopportabile (specie quando cerca di passare per gay).
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