Regia di Roman Polanski vedi scheda film
L'orrore della guerra e della persecuzione degli ebrei narrato attraverso gli occhi del giovane pianista Wladyslav Szpilman, dal cui libro è tratto il film, è un gioiello di perfezione dei tempi narrativi, immagini, parole e musica. La sospensione traumatica che si legge nelle pagine dell'autobiografia(davvero consigliata, soprattutto ai più giovani) è resa in maniera fedele ed esemplare da Polansky, che sceglie di non "regalarci" mai primi piani melodrammatici di uccisioni e torture, ma momenti "esperiti ed osservati" da lontano(il bambino che tenta di passare dal muro è straziante almeno quanto l'uomo gettato dalla finestra), e proprio per questo molto più incisivi, crudi e lancinanti dell'esasperata espozione di bambini piangenti e corpi morti in primo piano(per quanto realtà della guerra) cara a molti film del genere(non ultimo Schindler's list).
L'asciutto rigore di Polansky colpisce al cuore in modo molto più profondo, e se magari non commuove all'istante, riesce a poco a poco a portare davvero lo spettatore dentro al cuore di Wladek, facendogli esperire tutto il senso di perdita, dolore, sgomento e traumatica "impotenza" che il protagonista ha realmente vissuto. Non ultimo, il discorso sull'arte(e quindi la bellezza e la creazione) capace di guarire le ferite e salvare(qui anche letteralmente) l'anima annichilita davanti alla ferocia dell'uomo e alla natura della morte, completa con un messaggio di speranza assolutamente non banale la visione del film.
Straziante nel suo rigore, morale ed umano senza ricatti. Il miglior film di Polansky, e capolavoro assoluto del cinema.
Meritatissimo l'oscar all'eccezionale Adrien Brody.
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