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Ubriaco d'amore

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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La recensione su Ubriaco d'amore

di cheftony
7 stelle

“If you buy any 10 of Healthy Choice products, they will award you 500 frequent flyer miles. With this special coupon, they’ll up it to 1’000 miles, so I think they’re trying to push their teriyaki chicken, which is 1.79$. But I went to the supermarket and I looked around and I saw that they had pudding for 25 cents a cup. Comes in packages of four. But insanely, the bar codes are on the individual cups, so a quarter a cup… Say you bought 2.50$ worth: that’s worth 500 miles. With the coupon, it’s 1’000 miles. It’s a marketing mistake, but I’m taking advantage of it. If you were to spend 3’000 dollars, that would get you a million frequent flyer miles. You would never have to pay for a ticket the rest of your life.”
“So you bought all that pudding so that you could get frequent flyer miles?”
“I know. Yes.”
“That’s insane.”

 

 

Completo blu, portamento impacciato, abitudini solitarie: Barry Egan (Adam Sandler) è un piccolo imprenditore nel settore degli sturalavandini ed altra oggettistica, afflitto da problemi relazionali abbastanza importanti. Pur circondato da ben sette sorelle e relative famiglie, viene da esse trattato con sufficienza e pesantemente osteggiato per i suoi scatti d’ira che sfoga d’impeto sugli oggetti. Una delle sorelle, Elizabeth (Mary Lynn Rajskub), insiste per presentargli una ragazza, che in realtà Barry ha appena conosciuto apparentemente per caso: si tratta di Lena (Emily Watson), timida, con un matrimonio fallito alle spalle e genuinamente interessata a Barry.
Egan, in difficoltà anche solo nel tentativo di imbastire un’uscita e instaurare un rapporto, una sera telefona ad una linea erotica per avere la compagnia di una voce. Quella telefonata, peraltro assai poco soddisfacente, lo mette nei guai con il gestore della chatline strozzina, un certo Dean Trumbell (Philip Seymour Hoffman), di facciata venditore di materassi dello Utah.
Poco tempo prima, Barry ha notato una falla in un’offerta di marketing orchestrata da Healthy Choice e American Airlines ed ha acquistato una quantità spropositata di pudding, recapitato perfino in azienda. Riuscito finalmente a fissare un appuntamento a cena con Lena e ancora all’insaputa di essere bersaglio degli sgherri di Trumbell, Barry troverà il modo di utilizzare il milione abbondante di miglia di voli gratuiti aggiudicatisi con la sua mossa…

 

“I think he’s a bit confused, he’s a bit angry, and a lot of it has to do with how he grew up. It’s about that feeling when you can’t say something, and you just start to throw punches.” [Paul Thomas Anderson]

 

 

Poco dopo aver girato “Magnolia” – film corale, magniloquente e che più altmaniano non si può – Paul Thomas Anderson annunciò ai giornalisti che avrebbe voluto girare un film con Adam Sandler, non esattamente il primo nome che verrebbe spontaneo associare all’emergente regista losangelino. E invece così fu: “Punch-Drunk Love” è una commedia romantica (definizione riduttiva, come vedremo più avanti) di 90 minuti con protagonista Adam Sandler, attore per il quale non mi sentirei di scomodare alcun epiteto edificante, eppure assai bene in parte in questa occasione.
Il termine punch-drunk significa confuso, intontito; in italiano potremmo renderlo come “suonato”, visto che in special modo indica l’annebbiamento di un pugile che ha incassato troppi cazzotti. Il protagonista Barry Egan di tanto in tanto sferra improvvisi pugni di pura frustrazione a vetrate, muri, bagni, oggetti inanimati su cui sfoga la sua incapacità di comunicare e di interagire normalmente. I suoi scatti di incoscienza e di violenza lo rendono pressoché indecifrabile, stante la sua aria da inoffensivo, biascicante e inconcludente tonto che vende sturalavandini.
Forse innescato in qualche modo dal rinvenimento di un organo a pompa, Barry conosce l’innamoramento di una persona fisica – in contrapposizione all’inganno delle linee telefoniche erotiche – e, spinto da esso, cerca di superare i suoi limiti, così come di sfruttare le sue peculiarità; è qui che il personaggio di Barry si incrocia con quello realmente esistente di David Phillips, ingegnere californiano noto per essersi garantito voli per più di un milione di miglia aeree frequent flyer a fronte di un investimento di 3’140 dollari di pudding della Healthy Choice. L’amore, seppur presente nel titolo, non esplode quasi mai, non contempla stucchevolezze, equivoci, colpi di fulmine o giochi delle parti, ma rimane quasi un sottotesto che muove i personaggi coinvolti e che si sviluppa con lentezza.

 

 

“Punch-Drunk Love”, precedendo cronologicamente quel classico istantaneo di “There Will Be Blood” nella filmografia andersoniana, indica che siamo agli sgoccioli della fase “pre-Greenwood” per P. T. Anderson, ovvero al termine del periodo in cui il suo collaboratore di riferimento per il sonoro (qui davvero eccezionale) era Jon Brion: l’elemento di interesse del suo lavoro in questo film è rappresentato dai continui climax percussivi di vari effettini sonori incalzanti e assai presenti, al punto tale che rischiano di sovrastare i dialoghi in alcuni frangenti. Detto del sonoro, visivamente Anderson è ancor più una garanzia, tra inquadrature sghembe e originali, lunghi e felici piani sequenza e giochi di luce inconsueti, assistiti dal direttore della fotografia Robert Elswit.
Per quanto riguarda la direzione degli attori, già accennato ad un Sandler finalmente sopportabile se non addirittura efficace, l’inglese Emily Watson ha spiegato in un’intervista la sua recitazione particolarmente composta: dopo aver richiesto lumi al regista sul suo personaggio, si è sentita rispondere: “È come se fosse appena atterrata da una navicella spaziale”. Ne consegue che la Watson lascia spazio a Sandler per sviluppare le nevrosi del protagonista, a cui fa da contraltare (anche se in pochissime scene) il mai sufficientemente compianto Philip Seymour Hoffman con un grottesco villain che regala almeno una sequenza memorabile. Telefonica, guarda caso, proprio come il magistrale piano sequenza della prima telefonata di Barry con la ragazza della chatline erotica.
“Punch-Drunk Love”, dopo un inizio spumeggiante, soffre un po’ nella fase centrale a causa di ritmo, montaggio e raccordi coloratissimi francamente un po’ arzigogolati, che non aiutano a settare il tono del film, già in balia di personaggi tratteggiati in maniera bizzarra ed enigmatica. Si riprende lentamente e quasi di soppiatto, fino ad un punto in cui potrebbe prolungarsi ben oltre la sua durata e invece si sospende proprio sul più bello, quasi a rimarcare la cifra anticonvenzionale del suo autore, che confeziona un film atipico, lontano dai cliché del genere, surreale e sgangherato. Film senza dubbio pregevole, a cui manca forse qualcosina per sembrare più di un esercizio di (innegabile) stile. E pensare che è considerato “solo” un Anderson minore…

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