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Daddy & Them

Regia di Billy Bob Thornton vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Daddy & Them

di degoffro
6 stelle

Il 2001 è stato l'anno di grazia per Billy Bob Thornton. Come attore ha interpretato un capolavoro ("L'uomo che non c'era" dei fratelli Coen), una commedia assai riuscita e spigliata ("Bandits" di Barry Levinson) ed un melodramma sofferto e straziante ("Monster's ball" di Marc Forster). Come regista, forse proprio in conseguenza dei suoi successi come interprete, è stata distribuita sul mercato internazionale la sua terza opera, "Daddy and them" (in realtà girata nel 1998 e tenuta a lungo nel cassetto dalla Miramax), dopo l'interessante "Lama tagliente" con cui ha vinto il premio Oscar per la migliore sceneggiatura e l'assai deludente e laccato "Passione ribelle" con la coppia di super belli mono espressivi Matt Damon e Penelope Cruz. "Daddy and them" è una commedia sgangherata e stravagante, incasinata e caricaturale, eccentrica, sopra le righe, completamente folle e, proprio per questo, a tratti irresistibile. La sceneggiatura, firmata dallo stesso regista, è all'insegna dell'improvvisazione e dell'assurdo, sconclusionata e sballata, esagerata ed irritante, un puro pretesto per inanellare una serie di situazione e di figure ai limiti della macchietta e del paradosso che fanno del bizzarro e dello strampalato il loro elemento distintivo. Il regista osserva con sguardo complice, affettuoso, ironico e malinconico allo stesso tempo, i suoi personaggi, spesso perdenti e perduti, falliti e ubriaconi, confusi e pasticcioni, fusi di mente e svitati. Nel film c'è un campionario di soggetti da ricovero da leccarsi i baffi: dal padre rimbambito di Claude, che crede che il figlio sia sposato con Rose, la sorella minore della sua attuale moglie Ruby, con cui in passato ha avuto una focosa relazione sentimentale, suscitando le reazioni furibonde di Ruby stessa, alla madre di Claude che, all'apparenza quasi catatonica, con un battito di mani, fa cantare e ballare una scimmia giocattolo che le faccia da compagnia. Dalla sbalestrata coppia di improbabili avvocati che litigano perennemente tra di loro davanti ai basiti clienti (impagabili partecipazioni di Jamie Lee Curtis e Ben Affleck), alla madre di Ruby che, ogni volta che la figlia rinfaccia al marito la relazione con la sorella, ricorda a Ruby tutti i suoi numerosi amanti del passato, fino ai due protagonisti, Claude e Ruby, perdutamente innamorati l'uno dell'altra ma divorati da una insana ed esagerata gelosia. E che dire del personaggio della nuora/psicologa Julia, interpretata da una stupefacente Brenda Blethyn? La sua scena madre sulla necessità che in quella pazza famiglia di cui è entrata a far parte si incominci a comunicare ("Comunicate... comunicate... comunicate...Vedete si parla. Si ascolta. Si risponde. Si risponde alle risposte. E' così che funziona, mentre voi non riuscite a comunicare!") è uno dei momenti più esilaranti dell'intero film. Tra le altre sequenze spassose, oltre alle già citate apparizioni dei due demenziali avvocati, da ricordare almeno l'udienza in tribunale con accusato ed accusatore che si insultano e quasi si azzuffano, l'ingresso in prigione per la visita al fratello Hazel, da parte dell'intera famiglia Montgomery con il metal detector che suona ripetutamente ad ogni passaggio di un membro della famiglia, mentre il poliziotto incaricato del controllo continua a parlare noncurante al telefono, o ancora la scenata che Ruby fa al marito, sdraiato sul lettino dell'ambulanza con tanto di collarino al collo, dopo un incidente automobilistico, per le attenzioni rivoltegli da Tamara, l'avvenente autista dell'ambulanza, già chiamata amorevolmente Tammy, con Claude che sbotta: "Non posso avere uno scontro frontale in pace!". Certo le schermaglie amorose tra Claude e Ruby sono spesso svenevoli e lagnose, tra continui litigi e ripetuti, infantili, battibecchi, anche all'insegna di una certa gratuita volgarità (il primo quarto d'ora, in particolare, fa temere il peggio). I dialoghi, spesso all'insegna dei doppi sensi, tra Claude e l'ex amante Rose, causa delle reazioni stizzite di Ruby, piuttosto incolori ed inutili. Nella parte finale poi il regista calca troppo la mano su un buonismo non proprio esaltante (si pensi alla confessione dell'accusatore di Hazel che ammette che l'uomo che con le sue dichiarazione ha mandato in gattabuia, non lo ha mai aggredito o alla successiva sequenza in cui Alvin Montgomery, forse seguendo il consiglio della cognata Julia, inizia a comunicare con tutti i membri della sua famiglia, dicendo a ciascuno di loro una frase piena di affetto e sincerità che apra loro gli occhi). Il tutto enfatizzato da sequenze oniriche (il ballo notturno di mamma e papà Montgomery con tutta la famiglia finalmente serena e felice o il sogno di Claude che immagina di portare i figli a scuola su una station wagon) superflue, ma non disprezzabili. Il finale, invece, all'insegna di uno sfacciato e patetico sentimentalismo, in un'atmosfera intima e nostalgica, con la coppia di protagonisti a letto che, per una volta senza insultarsi o aggredirsi, anzi riappacificati e sorridenti discutono sul loro futuro insieme e sulla prospettiva di avere dei figli ("I bambini sanno quando devono arrivare" dice Ruby, "Lo sanno eccome" replica Claude) è piacevole, coinvolgente, amabile. "Qualche nuvola sporca il cielo: forse sta arrivando una tempesta!" si chiede Ruby. "No. Quelle non sono nuvole da tempesta!" è la rassicurante risposta di Claude. Colonna sonora country eccellente, montaggio di Sally Menke (nomination all'Oscar per "Pulp fiction"), cast d'attori in gran spolvero in cui si segnalano, oltre alla già citata, sublime, Brenda Blethyn, almeno Andy Griffith (da noi noto soprattutto per la serie Tv "Matlock") e Diane Ladd (che condivide il set con la figlia Laura Dern, come già accaduto in "Cuore selvaggio" di David Linch). "Lama tagliente" guardava a quello stesso mondo di un'America rurale con un occhio più maturo e profondo, grazie ad una sceneggiatura decisamente più compatta e solida, anche se, a tratti, fin troppo tradizionale ed ordinaria. "Daddy and them" sembra invece un film girato in perenne stato etilico (c'è, non a caso, un'emblematica sequenza a suon di musica ed in ralenti, in cui i fratelli Montgomery, come dei moderni cowboy, si recano in un negozio ed acquistano tutto ciò che ha a che fare con l'alcool) che trova però proprio nelle sue imperfezioni, nei suoi buchi e salti narrativi, nei suoi eccessi e nelle sue balorde stranezze l'elemento di maggior fascino e curiosità. Chiaro è che si deve stare al gioco, accettandone le forzature e le banalità, altrimenti non si può che liquidare il film come una grossissima fesseria. Uscito in America solo sulla tv via cavo.
Voto: 6 e mezzo.

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