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L'altra metà dell'amore

Regia di Léa Pool vedi scheda film

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Ronaldo del '98 4ever

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La recensione su L'altra metà dell'amore

di Ronaldo del '98 4ever
6 stelle

"L'altra metà dell'amore" è un film che si occupa dell'amore saffico, in questo caso tra giovanissime. Una prima pecca consiste nel fatto che Mouse, quella che in teoria dovrebbe essere, se non la protagonista, almeno "la più protagonista" di tutte, visto anche l'inizio del film (sua è la voce narrante proveniente da un futuro non precisato), si limita semplicemente a registrare tutto quel che avviene, inserendosi a volte nella storia con consigli su amicizia ed amore dettati però dalla propria - da lei stessa dichiarata - non esperienza. La sua funzione narrativa può essere equiparata a una specie di mancato "cavallo di Troia" nel castelletto del College, che non riesce ad espugnare gli occhi dello spettatore, il quale rimane abbastanza tagliato fuori. Qualche citazione risulta evidente: ad esempio le letture collettive di poesia (quasi uno psicodramma) possono far tornare alla mente scene del bellissimo "L'attimo fuggente" di Peter Weir. Il resto è attinto dalla tradizione dei college movie, con i pregi e i difetti del caso. Quella sorta di "tappeto musicale", che vuole sottolineare i momenti "lirici" o "interiori" dei personaggi, se da un lato permette di ascoltare musiche belle e profonde, dall’altro può essere preso come sintomo di una sceneggiatura un po' carente, che si limita fra l'altro a risolvere molti momenti di rabbia o dolore delle tre protagoniste con fughe nell'immenso parco del college. Vediamo quindi Mouse, Tory e Pauline correre e correre: di giorno, di notte, all'alba, in pigiama e in ghingheri. Gli adulti del film, con esclusiva funzione di contorno, sono in realtà proiezioni di un unico personaggio, ossia L'Adulto. C'è Il Comprensivo, Il Cattivo Genitore, La Mamma Morta Che Veglia Da Lassù, e perfino il giardiniere Filosofo...

Sulla trama

Mary, detta Mouse, viene spedita dalla matrigna cattiva in uno splendido College immerso nella verde natura canadese. La sua sensazione, mentre in auto si avvicina al suddetto College, è di sentirsi "come un topolino grigio che corre verso la bocca di un gatto". Arrivata lì, si trova ben presto "invischiata", inizialmente come terzo incomodo, nella storia d'amore tra le sue due compagne di stanza: l'intelligente e sfrontata Pauline e la bellissima Tory. Quest'ultima, anticonvenzionale solo in superficie, rinuncerà a vivere il proprio amore diverso non appena trapelerà fuori da quella stanza qualcosa di più di un sospetto. Decide allora di indossare lo stesso sguardo falso che rimprovera all'odiata madre e si dedica a una storia con un ragazzo, stavolta sotto gli occhi di tutte e di tutti, per dimostrare di essere "normale". Pauline, da Tory ferita e ossessionata, ma ancora innamorata, svilupperà una serie di reazioni che porteranno a conseguenze tragiche (e a riflessioni più o meno profonde) un po' tutto quel microcosmo che è il College.

Sulla colonna sonora

A parte quanto già detto sopra sull'uso fatto delle musiche, se le devo valutare singolarmente, allora ammetto che sono valide: belle, poetiche, tristi, malinconiche e profonde...

Cosa cambierei

Da sceneggiatura, lascerei più spazio a Mischa Barton, cioè quella che dovrebbe essere la protagonista principale. Inoltre specificherei da quale futuro viene raccontata la vicenda. E farei in modo di rendere certi eventi meno prevedibili. Ah, dimenticavo: qualche scena un po' più spinta ed esplicita di amore saffico non avrebbe certo guastato...

Su Jackie Burroughs

Attrice inglese dalla lunga esperienza. Nonostante abbia una certa età, mostra di cavarsela piuttosto bene. Ma la cosa migliore è che, sebbene abbia un aspetto da tipica insegnante vecchia e rompipalle, si rivela in realtà molto simpatica ed estremamente umana. Un bel personaggio...

Su Jessica Paré

Una bellezza sconvolgente, da restare senza fiato. Un'espressività di rara potenza... Penso che Jessica Parè sia una di quelle che vengono sognate ad occhi aperti da chiunque. E' molto brava anche in quanto a recitazione: interpreta a dovere il suo personaggio, conferendogli egregiamente tutte le caratteristiche sue proprie. Insomma, niente da dire... Spero solo di rivederla presto, e comprendo appieno l'insistenza con cui Pauline ha cercato di tenersela stretta...

Su Piper Perabo

Eccezionale! La migliore delle tre protagoniste, senza dubbi. E' cosa piuttosto evidente il fatto che la Perabo surclassi di gran lunga tanto la Parè, quanto la Barton. Mi è piaciuta molto, è stata semplicemente perfetta. Aggiungiamoci pure che è dotata di una bellezza fuori dal comune, e il quadro è completo. Senza un'interpretazione come la sua, il film non sarebbe valso una cicca...

Su Mischa Barton

Stupenda, angelica, una bellezza straordinaria. Si contraddistingue specialmente per una dolcezza ed un'innocenza infinite (in effetti, all'epoca di questo film aveva solo 15 anni). L'unico difetto consiste invece in un'eccessiva magrezza (cosa che è evidente anche attualmente): se avesse qualche chiletto in più, perderebbe quell'aria da quasi anoressica che ha. Per quanto riguarda la recitazione, invece, nulla da dire: nel senso che, nonostante la tenera età, la stupenda Mischa era già capace e promettente. Le auguro una carriera ricca di successo e soddisfazioni...

Su Léa Pool

Il difetto de "L'altra metà dell'amore" sta nella sua origine, ovvero in una sceneggiatura piatta e prevedibile (nonostante un soggetto che possedeva forse ben altre qualità), e la realizzazione non poteva non soffrirne. Peccato; peccato vedere un argomento così complesso (la scoperta dei sentimenti, il passaggio all'età adulta, il conflitto con le convenzioni) affogare in un mare di cliché e di già visto. Peccato perché le tre attrici protagoniste dimostrano buone capacità recitative (anche se forse bisognerebbe vederle in un film dove non interpretano quello che sono realmente, ovvero delle adolescenti); particolarmente a suo agio con la macchina da presa appare Piper Perabo, che si è già fatta notare, fra l'altro, per la sua ottima interpretazione in "Le ragazze del Coyote Ugly", di David McNally (2000).

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