Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Aperto voyeuristicamente da una serie di zoom puntati sulle finestre di Treviso, “Signore & signori” è un amaro ritratto della provincia veneta dove non si salva nessuno. Nei tre “episodi” in cui si divide il film vengono illustrate, in un registro satirico e pieno di sfumature di costume, le vicende di questi padroni del territorio che si sollazzano con le giovani mogli dei loro amici, ma non prima di aver confessato loro di essere impotenti; qualcuno di loro (Moschin, l’unico a cui va un briciolo di identificazione) tenta la sfida verso il “sistema” piantando la moglie vessatrice per una giovane ragazza, bersaglio di malelingue; corrompono un contadino a cui hanno sistematicamente stuprato la figlia minorenne, facendogli passare la sorte che avrebbero dovuto subire loro. Ma attenzione, perché il film non fa mai intendere di voler prendere una posizione, sarebbe troppo facile con argomenti simili in ballo: i momenti comici sono sempre occasioni per far riflettere lo spettatore, che poco dopo si trova davanti alle conseguenze della bella vita condotta da questi specialisti della depravazione. Germi (che firma la sceneggiatura con Age, Scarpelli e Vincenzoni) non è un moralista, è lucidissimo nel far apparire il suo film come un avvertimento su ciò che si è diventati col benessere. Nel ’66 tanto coraggio nel mostrare argomenti tabù come il sesso o denunciare i legami di convenienza tra borghesia e clero, non l’avevano in molti. Non solo, il film è anche tecnicamente rilevante: il montaggio di Sergio Montanari tiene conto della lezione della Nouvelle Vague, spezzando la continuità temporale e spaziale, resa possibile da uno stile di ripresa che non è mai coerente: morbide panoramiche e carrelli, vengono spesso alternati con dettagli secchi (un buon esempio, nel primo episodio, è la sequenza alle Capannine); oppure, un’azione viene spezzata per passare qualche secondo avanti (ma qui mi riservo errori, la copia da me visionata è una versione restaurata e potrebbe essere mutilo di qualche fotogramma). Antesignano delle commedie sexy e specchio della società, commedia degli equivoci e dramma caustico, il film è un gioiello del cinema italiano che dimostra ampiamente che provocatori costruttivi fossero i nostri registi più maturi. Voto: 10
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