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La donna esplosiva

Regia di John Hughes vedi scheda film

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La recensione su La donna esplosiva

di darkglobe
9 stelle

La donna esplosiva sfiora la perfezione: è un film divertente, fantasioso, carico di trovate simpatiche e soprattutto sessualmente romantico

Per comprendere veramente chi sia stato John Hughes bisognerebbe partire dalla sua esperienza alla dissacrante National Lampoon, la notissima rivista satirica americana da cui sfociarono trasmissioni radio, spettacoli teatrali e vari film perfettamente allineati allo spirito della stessa (di cui capostipite fu Animal House).

Siamo nel 1975 e dopo una fortunata vendita di azioni, Henry Beard, fondatore della rivista insieme Douglas Kenney, lascia la direzione. Gli subentra P.J. O’ Rourke, che dà all’intera National un tono meno intellettuale e più semplice. Ed è proprio P.J. che, nel documentario Se non vieni a vedere questo film ammazziamo il cane - The Story of the National Lampoon afferma a proposito di Hughes: “Quando dirigevo la rivista era la persona migliore che lavorasse per me: John riusciva appena a sfumare la realtà e a renderla spassosa“. Peter Kleiman, Art director della Lampoon, aggiunge: “Apparentemente era il tipico americano, praticamente un simpatico marito di famiglia. Poi iniziavi a leggere la sua roba ed era la cosa più malata, sessuale, depravata e pervertita mai letta”. E ancora Judd Apatow (40 anni vergine, Quasi incinta): “John Hughes , ha fatto cose molto divertenti e oscene, e poi… tutta questa comicità sulle famiglie e sul crescere”.

Ecco, probabilmente La donna esplosiva, pur tenendo conto degli inevitabili freni morali imposti dalla grande produzione cinematografica, è tra le opere di Hughes, regista e sceneggiatore specializzatosi in teen-movies, quella che meglio ne rappresenta l’indole camaleontica e la sua propensione a divertire lo spettatore col ricorso ad una comicità che preme simpaticamente l’acceleratore sul tema sessuale in un’ottica tutta adolescenziale, affrontando le delicate questioni del passaggio verso la maturità e la piena consapevolezza di sé, delle urgenze e dei primi approcci fisici con l’altro sesso. Probabilmente, insieme al precedente Breakfast Club, rappresenta il suo lavoro cinematografico più ispirato.

Il film, la cui sceneggiatura fu realizzata dallo stesso Hughes insieme ai due autori di fumetti Al Feldstein e William M. Gaines, prende ironicamente spunto dal filone degli science film la cui trama era legata alle prime esperienze di hacking computing: titoli usciti solo pochi anni prima quali Tron, Electric Dreams e Wargames che tematizzavano il nuovo mito dei giovani geek esperti di computer e capaci di comprendere le profonde logiche binarie dei sistemi informatici, magari fino ad introdurvisi fantasiosamente all’interno, o che in alcuni casi asservivano quei sistemi a strumento di potere e addirittura di intermediazione con l’altro sesso.

Secondo la definizione dello stesso Hughes “Un geek è un ragazzo che ha tutto quello che gli serve, ma è semplicemente troppo giovane. Al contrario, un nerd sarà un nerd per tutta la vita”. In questo caso i geek sono il finto-spaccone Gary (Anthony Michael Hall) ed il timido Wyatt (Ilan Mitchell-Smith), incapaci di concretizzare la prima sveltina della propria vita ed oggetto di stupidi ed umilianti scherzi da parte di un paio di odiosi coetanei, oltre che di continue vessazioni, fisiche e monetarie, di Chet (Bill Paxton), fratello di Wyatt.

Hall attore feticcio di Hughes, un inseparabile interprete la cui presenza evocativa nei film del regista anticipava ogni volta tutta una possibile atmosfera problematico-adolescenziale. Già dunque presente in Sedici candeline e nel succitato Breakfast Club, ricambiava la stima affermando di Hughes: “A camera spenta gironzolava spesso in silenzio, arricciandosi i capelli mentre pensava alla prossima scena. Penso che sia un genio. Penso che sia un ipnotizzatore sociale. Penso che sia incredibile. Ha in mente qualcosa di importante”.

Anni dopo Hall interpreterà addirittura Bill Gates nei Pirati di Silicon Valley, quasi a ripercorrere la storia di giovani programmatori il cui riscatto sociale passa attraverso le proprie particolari conoscenze informatiche.

Mitchell-Smith invece dopo alcuni anni abbandonerà il cinema per dedicarsi ad una carriera accademica specializzata in studi medievali. Nel testo Don’t you forget about me nel quale autori contemporanei parlano dei film di John Hughes, Ryan Boudinot si diverte a ricercare la dissertazione Tra marte e Venere: equilibrio ed eccesso nei romanzi cavallereschi del tardo medioevo prodotta da Mitchell-Smith, una volta convertitosi al mondo accademico. Boudinot arguisce, dopo la lettura del testo, che i due studenti altro non sono caratterialmente che a metà di un modello mascolino medievale oscillante tra la violenza e l’amorevolezza.

La donna esplosiva è in realtà una sorta di narrazione su come questi due liceali, derisi fin dalle prime immagini, nelle quali a sorpresa vengono abbassati loro i pantaloncini da ginnastica di fronte ad uno sbigottito gruppo di studentesse in allenamento, riescano a conquistare una crescente popolarità e a raggiungere la propria “mascolinità” in un contesto studentesco in cui inizialmente vivono ai margini, soli con le proprie fantasie. E questo avviene per il semplice motivo di iniziare a frequentare una bella donna (di lì a qualche anno il tema verrà riciclato da Playboy in prova).

È proprio per il fatto che la bella donna manchi loro, che un giorno, ispirati dall’assistere in TV ad una scena di Frankenstein, Gary convince Wyatt a simulare con il computer, grazie alle sue abilità informatiche, la loro donna ideale: bellissima, intelligente e soprattutto dotata di poteri speciali. Reggiseni in testa, inserito nel lettore un floppy disk da 5 pollici e un quarto - oggi non riuscirebbe a contenere neppure un file mp3 -, tra copertine sexy di Playboy scannerizzate, misure delle forme ideali, input neurali con riferimenti al cervello di Einstein ed a poteri magici alla Houdini, collegandosi via modem ad un potente computer governativo che dia più capacità elaborativa al loro misero MTX 512, i due vengono colpiti da un fulmine, proprio come ne La sposa di Frankenstein. Il miracolo è che, tra arredi che volano ed oggetti che si animano, spunti fuori un essere in carne ed ossa ovvero Lisa, interpretata da una spettacolare Kelly LeBrock (uscita l’anno prima dal travolgente successo de La signora in rosso), la donna perfetta che hanno sempre sognato, sinuosa, labbra carnose, accento inglese… e con poteri speciali e un cervello da far paura.

Lisa è una donna priva di alcun pudore, risoluta ma soprattutto irritabile e spietata di fronte alle sopraffazioni sui ragazzi a cui assiste: il paradosso è che il suo ruolo con i due adolescenti è più di sorellona protettiva e materna che di oggetto di desiderio sessuale. Del resto Mike, il primo a scambiare effusioni con lei, si addormenta quando gli si presenta l'opportunità di “fare ginnastica”, svegliandosi la mattina con addosso le mutandine della giovane donna. In ogni caso è solo grazie all’aiuto di Lisa e dei suoi poteri speciali, capaci di creare oggetti ed auto sportive o ipnotizzare e trasformare le persone, che i ragazzi perderanno la propria imbranataggine riconquistando fiducia in se stessi e riuscendo finalmente a rubare il cuore di due loro coetanee, ormai “cresciuti, forti e con la felicità negli occhi”.
Nel 2002, a The Austin Chronicle, Mitchell-Smith dichiarerà di nascondere il suo passato da attore per evitare di essere sottoposto a domande (idiote, ndr) del tipo "Come è stato baciare Kelly LeBrock?": strano e non certo un granché, qualunque sia il punto di vista, dato che difficilmente una trentenne bacerebbe un quindicenne a meno che non debba farlo, complicato però farlo capire.

Il film presenta situazioni a dir poco esilaranti, come quella dell'incontro di Lisa con i genitori di Gary a cui comunica che il ragazzo andrà alla festa organizzata da lei stessa a casa di Wyatt, una festa “a base di sesso droga e rock & roll, ubriachi, finocchi, catene e fruste, insomma la classica orgia che si fa al liceo… ci saranno solo 2-300 ragazzini che andranno in giro tutti nudi accoppiandosi come animali”, provando ad aprire loro gli occhi sul fatto che il proprio figlio non sia più un bambino e concludendo la discussione con una minaccia fisica.

Ma l’apoteosi comica la si raggiunge nelle scene della folle festa, assenti fratello e soprattutto genitori (definiti da Lisa “oppressivi apprensivi, possessivi, esigenti e retrogradi, insomma genitori normali“), in cui avviene una violenta incursione di alcuni centauri che si rivelano nei fatti, dopo alcune drammatiche scene, degli emeriti cazzoni, utili dunque a dare una iniezione di fiducia a Gary e Wyatt. Quanto al disgustoso fratello di quest’ultimo, Lisa lo riduce a lurido mostro putrescente mostrandogli esteriormente quanto sia brutto dentro.

Effetti speciali non certo mirabolanti ma dal giusto impatto visivo, non si ha dunque la sensazione di un fastidioso posticcio.

Dal punto di vista del risultato La donna esplosiva sfiora la perfezione: è un film divertente, fantasioso, carico di trovate simpatiche e soprattutto sessualmente romantico “Perché l'amore è il paradiso benedetto e tutte le catastrofi si negano” (Adolescent sex).

Vi è un motivo musicale che ritorna più volte nel film, l’omonima Weird Science degli Oingo Boingo ma colpisce ascoltare anche una azzeccata Oh, Pretty Woman cantata da The Broken Homes, mentre Lisa usa le scale mobili di un centro commerciale, bell’anticipo sui tempi rispetto al celeberrimo film con la Roberts. Presenti tra i vari anche brani di Kim Wilde, Mike Oldfield, Orchestral Manoeuvres in the Dark, Ratt e Los Lobos.

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