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40 giorni & 40 notti

Regia di Michael Lehmann vedi scheda film

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La recensione su 40 giorni & 40 notti

di degoffro
4 stelle

Michael Lehmann, già autore del caustico, spietato e acido “Schegge di follia” si concentra ancora una volta sul mondo giovanile, ma questa volta in un’ottica decisamente superficiale, vuota e semplicistica, come già il suo precedente ma più gradevole forse perché più genuino e meno bolso e piatto "Un uomo in prestito". Raramente il suo film trascende la sit com televisiva (mancano solo le risate programmate), le gags spesso sono volgarotte, sboccate, esagerate e gratuite, affidate unicamente ad una visibile erezione da calmare con il ghiaccio, i doppi sensi e le immagini più o meno esplicite si sprecano, certe soluzioni narrative e registiche lasciano piuttosto perplessi (visioni di maggiorate e donne nude ovunque, voli sognanti in un cielo di tette, un’eiaculazione rappresentata sotto forma di inondazione d’acqua fuoriuscita da una lavatrice – e questa scena è davvero di cattivo gusto oltre che brutta e fastidiosa), alcune parentesi del tutto inutili (il fratello prete scoperto a baciare una suora, Matt incatenato al letto per sfuggire alle tentazioni “come Gesù sulla croce”), il finale sdolcinato e ultraromantico è risaputo. Stranamente finanziato dai produttori di “Notting Hill” e “Quattro matrimoni e un funerale”, quindi responsabili di una comicità più elegante, posata, brillante ed intelligente, il film invece si inserisce di diritto nel filone scollacciato e spudorato rinverdito dai film della serie “American Pie”. Dunque classica commedia americana per giovani adolescenti alle prese con crisi ormonali (il film non a caso è stato vietato ai minori per il suo forte contenuto a base di sesso, nudità e linguaggio scurrile), che cerca, partendo da un tema piuttosto inedito come la castità di un ventenne appunto, di analizzare e sottolineare la presenza ingombrante e massiccia del sesso nella società occidentale. Secondo il regista: “E’ ironico: i teenager di oggi sono più aperti al sesso, ne parlano di più, lo vedono molto più rappresentato nella vita di tutti i giorni. Ma secondo me sono meno disposti a farlo. Anche solo venti anni fa non si sarebbe nemmeno parlato di astinenza. Ed è proprio per questo che mi interessava fare un film del genere. Analizzare come gli uomini e le donne vivono l’esperienza della propria sessualità, dei rapporti fra sessi e su come il sesso sia usato come strumento di potere fra ragazzi e ragazze”. Peccato però che Lehamnn non vada al di là di stereotipi abusati, sciocchi, demenziali e frivoli. A parte l’originale, romantica e davvero sensuale, quasi “pura” sequenza in cui Matt e Erica fanno l’amore con un fiore bianco senza toccarsi (“l’immacolato fiore dell’orgasmo”) - e Lehmann è abituato a regalare sorprendenti ed inattese sequenze di sesso, come quella "telefonica" di "Un uomo in prestito", si vede che è una sua peculiarità -, il film, certo scorrevole a tratti spiritoso e comunque ben realizzato, offre un ritratto piuttosto squallido e sconsolante di ragazzi allupati e ossessionati dal sesso, ragazze tentatrici e estremamente facili (i ruoli sono ormai invertiti, sono loro che comandano e decidono), uomini incapaci di resistere al richiamo del corpo a prescindere dall’età o persino dalla tonaca (il capo di Matt che, evidentemente non ha molto lavoro, si masturba nel bagno dell’ufficio per ben tre volte in poche ore e nonostante questo "ce l'ha ancora duro come il marmo", il papà di Matt che a pranzo parla esclusivamente dei suoi ancora vivaci ed esplosivi rapporti con la moglie, il fratello prete che, a furia di sentire i racconti di Matt, non resiste più alle tentazioni). Unica nota positiva il protagonista Josh Hartnett, giovane divo in ascesa, che, dopo le esperienze belliche di “Pearl Harbor” e “Black Hawke Down” saggia le sue qualità di commediante: spigliato, vivace e spiritoso è decisamente a suo agio in un ruolo brillante.
Voto: 4

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