Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Un film inconsueto nel panorama cinematografico italiano perché disturbante, nuovo e veramente ben girato.
Da cattolico praticante sono rimasto sconcertato dal nuovo film di Bellocchio che ho trovato di una religiosità estrema. E' interessante notare, e il film lo fa vedere benissimo, con quale ipocrisia il mondo vede la Chiesa e la Chiesa si pone nel mondo. Non si sa chi sia più nel torto se le persone che "usano" la santità della povera madre per fini personali e di lucro o se gli addetti ai lavori del Vaticano ritornati in pieno Medioevo e bisognosi di un nuovo San Francesco che abbia il coraggio di presentarsi in stracci davanti al Santo Padre. Il film comunque, fortunatamente, va oltre alla semplice critica sociale della Cristianità moderna e usa tutto questo come metafora della decadenza di spiritualità all'interno dell'uomo. Anche "innamorarsi di una donna" può essere l'atto più religioso e spirituale al quale un uomo può abbandonarsi.
Ottima la colonna sonora originale, ma deludenti almeno dal mio modesto punto di vista le canzoni: un po' "stonate" nell'ambiente. Grandissima la scelta di mettere «Che coss'è l'amor» di Capossela al ricevimento in Vaticano.
Fossi io il regista avrei visto la storia da un punto di vista diverso... ma un soggetto estremamente bello come questo accoglie tutte le possibili interpretazioni anche le più strane, come quella di Bellocchio. Era un grande, è un grande e rimarrà sempre un grande.
Bravissimo, ma ormai lo sappiamo e aspettiamo solamente la consacrazione fuori dall'Italia. Che il meritatissimo premio arrivi a Cannes?
La regia è sublime specialmente in due momenti: quando Castellitto si trova di fronte all'immagine ingigantita della madre e si volta e il gioco con la ragazza nello studio del protagonista che si rincorrono tra i corridoi per giungere insieme all'amore.
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