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The Substance

Regia di Coralie Fargeat vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su The Substance

di Marco Poggi
8 stelle

L'ancora piacente Demi Moore alterna la scena con la bella e procace Margaret Qualley in un riuscito film sulla clonazione umana, che è una satira sociale e anche una metafora sulla bellezza esteriore e sulla giovinezza che se ne va. Assieme a loro, anche un Dennis Quaid grottesco, nei panni di un antipatico produttore TV.

Elizabeth Sparkle, un'attrice americana cinquantenne che, un tempo era una grande star, vincitrice di un premio oscar (si è meritata anche una stella, sulle strade di Hollywood), vivacchia facendo programmi TV di ginnastica aereobica, in stile Jane Fonda, quando scopre che Harvey, il produttore del suo programma la vuole rimpiazzare con una ragazza più giovane, perché la trova troppo in età, per continuare a condurre, si inietta una sostanza, fornitale da una misteriosa ditta, che si procura i clienti fornendo loro della pendrive (che spesso si scambiano gli stessi clienti), un numero di telefono e delle precise istruzioni, che la sdoppia in una sé stessa più giovane, che si fa chiamare Sue. L'esperimento riesce, ma ci sono ovviamente delle conseguenze, se si trasgredisce. Ed, infatti,  arriva la scena dove si trasgrediscono le regole, con degli effetti tremendi sul fisico, sulla mente e sulla bellezza dell'attrice. L'ancora piacente Demi Moore (che, a 61 anni si specchia nuda in bagno, presentando un corpo ancora eccezionale - complimenti! -) alterna la scena con la bella e procace Margaret Qualley (che si gode la vita, facendo esercizi fisici, con le sue spaccante, i suoi sorrisi, le sue strepirose misure da pin up sorridente e concedendosi avventure mordi e fuggi con sciocchi belloni muscolosi, o con la moto, che la ragazza ha adescato durante la notte),  in un riuscito film sulla clonazione umana, che è anche una satira sociale e una metafora sulla bellezza esteriore e sulla giovinezza che se ne va via. Azzeccati i momenti horror-splatter, come anche Dennis Quaid, che fa il produttore sorridente, ma anche antipatico e sozzo (vedi la scena quando al ristoante, il suo personaggio s'ingozza di scampi, affogandoli nella maionose, non badando se si sporca la bocca).  Diversi rimandi al cinema di Stanley Kubrick (le scene al bagno e i lunghi corridoi, alla "SHINING"), David Cronenberg (tipo la mutazione corporea de "LA MOSCA" "VIDEODROME"), Brian de Palma (quello di "CARRIE LO SGUARDO DI SATANA") e Patty Jenkins (la prima bella ad imbruttirsi che ricordi è, infatti la Charlize Theron di "MONSTER", anche se l'attrice era protagonista di un thriller, diretto dalla Jenkins, e si presentava in scena, fin dall'inizio con un make up adeguato al suo personaggio), girati da una regista francese che sceglie una diva sexy degli anni'90, un po' dimenticata, come Demi Moore, la quale si presta bene al gioco (c'è da domandarsi, però, se il film sarebbe riuscito lo stesso, se al posto della Moore, ci fosse stata Sharon Stone, o Kim Basinger, o Melanie Griffith, o Meg Ryan, o altre attrici che erano note sex symbol), dimostrandosi coraggiosa e autoironica. Il film è anche claustrofobico, quasi tutto girato nell'appartamente di Elizabeth Sparkle, con la Moore e la Qualley sempre e comunque in primo piano, mentre gli altri personaggi, o sono comparse, o si presentano davanti alla macchina da presa, come se stessero girando  "CAMERA CAFE'", tipo il sempre grande Dennis Quaid. Grottesco.

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