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L'esorcista

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su L'esorcista

di kubritch
6 stelle

Un film idiota, magnificamente diretto. Nel giorno del suo 45° anniversario, mi ritrovo a rimurginare sulla visione di una pellicola iconica che ha avuto un potente impatto anche sulla mia fragile mente di bambino catechizzato. Se i film sono lo specchio della società che li produce, quello in questione mostra quanto sia ancora primitiva (barbarica per Jung, tribale per Krishnamurti, gregaria per Montalcini) la visione del mondo degli spettatori, e, in particolare, di quelli statunitensi. Non basta che il letto sussulti a causa di convulsioni; deve lievitare. Non basta che l'espressione facciale dell'invasata si incattivisca; deve deformarsi fino a diventare una maschera mostruosa. Non basta una salivazione eccezionale; dalla bocca devono fuoriuscire fiotti prolungati di liquami fluorescenti. Non basta qualche semplice contorsione; la testa deve ruotare di 360 gradi. Il pubblico deve convincersi che il male assoluto esiste, per cui, deve avere una consistenza materica, non astratta, soprattutto, deve essere esotico, estraneo alla società ospitante, nel tempo e nello spazio. Non a caso, è stato scelto l'Iraq come luogo d'origine del demonio, collocandolo, praticamente, alle radici della nostra civilta. L'altro è il male, "l'impero del male" come l'ha chiamato un bellicoso presidente degli Stati Uniti. Ciò che si ignora, che non si comprende, fa paura, perciò, ci si rifiuta di riconoscere che le origini siano razionalmente indefinibili, ovvero, sedimentate in fondo alla psiche umana, o, inconscio; si preferisce rimuoverle; convincersi che non ci appartengano; roba superata. L'altro è inteso anche come passato. Va bene il mistero, ma, fintanto che abbia dei tratti riconoscibili, altrimenti, diventa perturbante. Così, Dio è immaginato come un vecchio padre tanto amorevole quanto giustamente minaccioso. Ecco, su cosa si pratica l'esorcismo. Il problema è che la paura, come sappiamo dalla Storia recente, genera violenza. Il diavolo è sempre stato un motivo per giustificare la repressione del diverso. In tal senso, "L'esorcista" è espressione della propaganda, concepito per rianimare una cultura cristologica in decadimento, che teme il confronto con gli sviluppi della tecnica e della scienza, non solo in campo medico ma anche archeologico. Lo spirito è quello della maledizione di Tutankamon.

La parte raffinata del film, da un punto di vista figurativo, riguarda le sequenze iniziali con gli scavi, la contestualizzazione e le scene che descrivono il dramma esistenziale e i dilemmi interiori del sacerdote assistente dell'esorcista professionista.

In conclusione, ci tengo a dire che il cinema disonesto sfrutta la credulità della gente presentando come verosimili cose che non corrispondono alla realta dei fatti, almeno, non nel modo rappresentato. Il pubblico sebbene sia conscio che si tratti di finzione, è disposto a pensare che ciò cui assiste, rappresenti una possibilita realistica a determinate condizioni. Il gioco d'illusione riguarda i nessi causali che in certi film sono ingannevolmente forzati. Facciamo un esempio. Voglio convincere che i mali sociali non hanno nulla a che fare con la famiglia, allora, mostro un ragazzo problematico, magari tossicomane, figlio di genitori affiatati e perbene. Certamente, non mancherà chi ci vuole credere. La maggioranza, infatti, tende a non volersi sentire coinvolto nei mali del mondo, per cui concepisce il divertimento come un rimedio che esorcizza il senso di responsabilità; una sospensione dalle brutture quotidiane, che facilita l'immedesimazione nel personaggio buono e bello. Forse è questa la chiave del successo ma occorre una buona dose di spregiudicatezza ed immoralita per servirsene. 

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