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Dust

Regia di Milcho Manchevski vedi scheda film

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La recensione su Dust

di FilmTv Rivista
4 stelle

Il silenzio di un regista (i sette anni passati dal debutto con “Prima della pioggia” e i falliti tentativi hollywoodiani) è svelato, talvolta, dalla sua opera seconda. Esistono molti cineasti con una carriera fatta di un “solo” film e Milcho Manchevski è già prigioniero di una formula autoreferenziale. Con l’attenuante, generica e poco utile al cinema, che nel suo paese, la Macedonia, le diverse fasi della Storia coesistono e non si susseguono, in “Dust” (polvere di western, di greed, di luoghi comuni figurativi, di scene frammentate e di contaminazione, lievemente ambiziosa, dei generi) utilizza una scansione concentrica e digressiva. Con affanno, ridondanze e smagliature. La messa in scena si attorciglia su se stessa e si diletta nel gioco del racconto che va e viene, prevede altri narratori e potrebbe spalmarsi nel tempo senza un finale (perché il protagonista impiega 89 minuti a scoprire dove è l’oro, se una battuta della vecchia signora lo rivela esplicitamente all’inizio del film? Chi va poco al cinema, il personaggio o il regista?). È illusorio e meccanico l’accostamento tra il selvaggio West e il selvaggio Est. Dell’uno, alla Pieraccioni, non si sente il respiro, e dell’altro non si capisce dove soffi il vento. Non basta una fotografia in bianco e nero a chiudere in tondo il passato e il presente (specialità lelouchiana).

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 16 del 2002

Autore: Enrico Magrelli

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