Regia di Teemu Nikki vedi scheda film
Risto, ludopatico indebitato fino al collo, e Arto, che lavora in un asilo e ha appena scoperto di avere un cervello incredibilmente minuscolo, sono due vicini di casa che hanno in comune molto di più di quel che pensano. Un lavoretto facile, ma molto redditizio, li chiama a fare squadra insieme: dovranno eliminare un po' di cadaveri per conto di un giro malavitoso che si occupa di roulette russe.
Definire black comedy un film come La morte è un problema dei vivi è decisamente riduttivo. La pellicola scritta e diretta dal finlandese Teemu Nikki è infatti un concentrato di cinismo, humor nerissimo, ironia surreale e filosofia scandinava (fatalismo, ateismo, basso profilo esistenziale – e tanto altro, chiaramente) che coinvolge e travolge lungo cento minuti a ritmo sempre medio-alto, il tutto recitato da un cast azzeccato in ogni suo elemento. Pekka Strang e Jari Virman, tanto per cominciare, sono i due perfetti clown – nell'accezione nobile, classica del termine – attorno ai quali la trama si dipana; clown bianco Strang/Risto, risoluto e sempre sul pezzo, mentre Virman/Arto è il suo degno compare augusto, scemotto pasticcione e impeccabile molla delle risate. Funziona la coppia, funzionano i comprimari, tutti presi dal cinema locale (scelta non scontata per una coproduzione internazionale battente bandiera finlandese e italiana): Elina Knihtila, Hannamaija Nikander, Marjaana Maijala, Pihla Penttinen, Samuli Jaskio. Certo, per godersi appieno un'opera di simile stampo occorre stare al gioco e avere i nervi abbastanza saldi (ci sono anche un paio di scene moderatamente splatter, dato l'argomento), ma si può comunque dire che La morte è un problema dei vivi – titolo originale e intercalare di Risto che ci riporta alla filosofia di cui sopra – si può comunque dire che il film è riuscito sia dal punto di vista della messa in scena che da quello dei contenuti: le riflessioni non mancano e una morale neppure (non sempre sacrificarsi per gli altri è la scelta migliore, tanto per dirne una). Nikki aveva già diretto qualche commedia sopra le righe (Nimby, del 2020, ma meglio ancora Euthanizer del 2017) con discreti risultati; qui raggiunge la sua vetta – finora – in tale genere di lavori. 6,5/10.
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