Regia di Jessie Nelson vedi scheda film
Un film a tratti eccessivamente smielato e carico di cliché, ma anche recitato in maniera superba e spruzzato qua e la con sani tocchi di humour.
Difficile essere cattivi con un film come “Mi chiamo Sam”. Altrettanto difficile mi risulta però condividere smodati entusiasmi al punto di parlare addirittura di premi Oscar. Il film di Jessie Nelson affronta il doppio tema del ritardo mentale e del diritto/capacità alla paternità (e cioè ad amare) di chi di tali ritardi soffre. Materiale su cui lavorare insomma non manca. Personalmente, pur volendo condonare l'incipit alquanto assurdo (come mai una madre che sa già che non vuol tenere il figlio che porta in grembo accetta di terminare comunque la gravidanza per poi sparire subito dopo il parto?), direi che in troppi momenti il film affoga letteralmente nella melassa, un rischio piuttosto ovvio in pellicole del genere. Non solo, l'avvocatessa dura ma dal cuore d'oro tradita dal marito, che non ha tempo per il figlio, ecc. è più che un personaggio un contenitore di cliché alquanto avvilente. Restano però, a salvare la baracca, una prestazione stratosferica di Sean Penn e qualche momento decisamente leggero ed ilare che stempera il dramma. Merito quest'ultimo non da poco.
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