Regia di Peter Docter vedi scheda film
La Disney ha creato la Pixar, assumendo i migliori “cartoonists” sul mercato e dandogli ampia libertà, al fine di creare prodotti di qualità che siano (veramente) per grandi e piccini. La missione è abbondantemente compiuta con questo “Monster and Co.”, che oltre ad essere stupefacente per l’aspetto tecnico (dall’animazione, ai colori, fino alla fantasia nella creazione dei mostri), si presta (soprattutto nella sua versione “adulta”) a svariate interpretazioni. Oltre al riferimento alla crescita, alla liberazione dalla paura e al'inversione dei ruoli (i bambini spaventano i mostri) ciò che colpisce è il riferimento al modello capitalista e la contrapposizione sentimenti/successo. Nel mondo dei mostri l’energia viene prodotta con un “sentimento”, la paura. Non sono, dunque, l’efficienza e lo sfruttamento delle risorse (come nel mondo reale), ma un’emozione umana. E proprio quell’emozione sta scomparendo tra i bambini, sempre più freddi e insensibili, sempre più difficili da spaventare. Dopo una serie di imprevedibili peripezie (il ritmo è straordinario e le gag molto fantasiose), i due mostri scopriranno che il sentimento positivo della gioia ha un effetto anche maggiore della paura. E maggiore, soprattutto, del macchinario aspira-grida (la tecnica al fine di ottenere maggior profitto) costruito da uno dei cattivi: l’ARRIVISTA Randall. Aiutato dall’altro cattivo, il “PADRONE” Mr. Waternoose, preoccupato dal fallimento della propria azienda. Entrambi destinati a soccombere. Una chicca: nella scena di addio tra Salley e Bu, uno dei gioccattoli è un pesciolino, identico a Nemo (che seguirà a distanza di due anni): subliminale? ***1/2
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