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Tanguy

Regia di Étienne Chatilliez vedi scheda film

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La recensione su Tanguy

di Furetto60
7 stelle

Scoppiettante commedia "sociale" divertente e intelligente.

L’incipit del film, ci narra la sofferta nascita di Tanguy, bimbo fortemente voluto dai genitori e rimasto nel grembo materno 13 giorni più del previsto, segno del destino. Dopodiché lo ritroviamo quando ormai è un ragazzo di 28 anni,prossimo alla laurea, brillantissimo e intellettivamente dotato, parla il cinese e il giapponese e ha una passione per la filosofia orientale, è un figlio unico, coccolato e viziato di un'agiatissima famiglia alto- borghese, non pensa minimamente di abbandonare il nido paterno. E’ fidanzato, ma invece di prendere iniziative matrimoniali, si concede continue scappatelle, consumate rigorosamente nella casa dei genitori, finché, piano piano, però, la situazione comincia a logorare  gli spazientiti Papà e mamma. Cosi tra i pungenti lazzi degli amici e della spiritosissima nonna e l'insopportabile calma serafica del figlio, la coppia, scossa nel profondo, comincia a sbandare, non sopporta più la presenza di Tanguy in casa che, peraltro non collabora minimamente, è disordinato e non fa il minimo sforzo per lasciare un po’ di privacy ai genitori, i quali cercano di convincere il reprobo ad andare a vivere per conto suo, semplicemente rendendogli la vita domestica ostica, con dispetti, sgarbi, ostilità quando non veri e propri sabotaggi, mettendo in atto tutte le strategie possibili, per far sì che il ragazzo si senta a disagio nella vita familiare, sperando di persuaderlo ad andare via, ma il giovanotto con calma serafica trova sempre il modo di cadere in piedi e così alla fine, senza giri di parole gli si rivolgono direttamente, rivendicando il diritto alla loro intimità. Cosi messo alle strette, Tanguy fitta un appartamentino ma, come la nonna saggia aveva previsto, vi resta ben poco poiché non sa o per meglio dire non vuole vivere da solo, non riesce a dormire, ha crisi di panico, telefona di continuo ai genitori e spesso ricorre alle cure ospedaliere. Cosi “storto o morto”, rientra nella casa degli sfiancati genitori, i quali allora adottano un’altra strategia, quella di ridicolizzarlo di fronte ai suoi allievi, però la storia prende una brutta piega e addirittura Edith, finisce a letto con uno studente. Quando il padre scopre poi chiacchierando, che il giovanotto, guadagna 4200 euro al mese, la misura è ormai colma, lo caccia in malo modo, ma Tanguy non si arrende e arriva a trascinarli in tribunale, coadiuvato da un bravo avvocato, uno di famiglia, vince la causa, cosi sono costretti a riprenderselo. Paul, esasperato, su dritta del giudice, che in confidenza gli dice “è un problema generazionale” arriva ad ingaggiare due picchiatori, per dare una lezione al figlio e tagliare la testa al topo, definitivamente. Proprio poco prima che questo succeda e Paul ci rimette soldi e rimedia un naso rotto, Tanguy decide però di partire per Pechino. Dopo dieci mesi i genitori vanno a trovare il figlio, che nel frattempo si è sposato, sta per diventare padre ma vive con la famiglia della moglie. Quando la situazione sembra risolta e per Edith e Paul è effettivamente risolta, tutto muta affinché tutto rimanga identico, solo trasferito a una sufficiente distanza spaziale e temporale. Tanguy risolve i suoi conflitti familiari pragmaticamente, da occidentale, ma con pazienza, da orientale, non sente il bisogno di uno spazio proprio, né in Francia né in Cina, ma preferisce il calore della famiglia allargata. Commedia di situazione fondata sull'iperbole. Parte, muovendo da un fenomeno sociale diffusissimo, soprattutto nei paesi latini, i dati realistici sociali sono “allarmanti” e parlano chiaro, una generazione di figli adulti non lasciano la famiglia d’origine, da noi soprattutto perché non trovano un lavoro e non hanno indipendenza economica. Scritta con perizia da Laurent Chouchan e dal regista, che tiene in perfetto equilibrio una sceneggiatura brillante, con deliziose invenzioni registiche, e un geniale intreccio,Chatiliez confeziona una commedia fresca e scoppiettante, semplice ma ben congegnata, caustica e graffiante, giocando la carta del paradosso con estrema classe. Padroni assoluti della scena, com’è naturale che sia, gli attori: Azéma e Dussollier, che gigioneggiano alla grande, e Berger ha una faccia da schiaffi, che sembra fatta apposta per questo ruolo.

 

 

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