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Knightriders

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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DeathCross

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Knightriders

di DeathCross
9 stelle

In omaggio ad uno degli Autori Cinematografici che maggiormente hanno ispirato la mia visione cinematografica e politica, pubblico questa recensione, scritta quasi a caldo dopo la prima visione e parzialmente riveduta dopo la seconda, su uno dei Film di Romero (purtroppo) meno noti.

 

In un modo o nell'altro, le Opere di Romero slegati dalla Saga (anzi, dal Trittico Night-Dawn-Day) Zombiesca tendono ad essere più o meno sottovalutate, e in alcuni casi si arriva a livelli di sottostima secondo me spiazzanti, come con "Martin" e "The Crazies", considerati (almeno così mi è parso leggendo alcuni commenti in giro) come film riusciti a metà, cosa secondo me falsa tanto per "Martin", brillante riscrittura del Vampiro in chiave di denuncia sociale (del bigottismo, dell'emarginazione e la tendenza ipocrita a de-umanizzare il 'diverso', l'anti-sociale) quanto per "The Crazies", per me una delle Opere Migliori di Romero subito dopo il Trittico (ma devo rivederlo da anni, come anche il Capolavoro Assoluto "Dawn of the Dead").
Anche questo "Knightriders" mi è parso essere stato estremamente sottovalutato, ma in modo un po' differente: magari non ci sono stroncature feroci e severe, però non è uno di quei Film di cui si sente parlare tanto spesso anche quando si parla di Romero. Anzi, quasi non se ne parla affatto, e questo anche tra i "fan" del Regista o, meglio, tra i fan dei Film dell'arcinoto (e già citato) Trittico "Night/Dawn/Day of the (Living) Dead".
Grandissimo peccato, a parer mio, perché con "Knightriders" non solo non ci troviamo di fronte ad un esperimento fallito, ad una maldestra incursione al di fuori dell'horror da parte di un Maestro del Genere come ci si potrebbe forse aspettare (e anche io un pochino avevo preventivato questa eventualità, più per evitare eventuali delusioni che altro), ma anzi Romero ha qui invece dimostrato di essere un Autore, e pure di Alto Livello, a 360°, e per diverse ragioni.

Innanzitutto, per la sua "Sortita" completamente al di fuori del Genere Horror (che poi sarebbe il secondo, visto che nel '71 uscì "There's Always Vanilla") Romero non punta ad una finta autorialità intellettualoide parlando di qualche lacrimevole storia di dolore esasperato (in senso negativo e finto) o costruendo un film di pseudo-denuncia con toni retorici e pomposi, né tanto meno accetta di girare qualche commediuola scema o storiella sentimentale per pubblici superficiali (e questo non è accaduto nemmeno con "T'sAV". Romero punta su un'Idea che invece non ha nulla di banale e scontato, e che risulterebbe spiazzante anche se non si tenesse conto del Nome dell'Autore: cavalieri in moto! Se anche non si sapesse che l'Autore è un Autore noto per aver inventato lo Splatter e codificato il filone degli Zombie-Movie, uno spunto di questo tipo dubito che riuscirebbe a passare inosservato. Ma Romero, ovviamente, non si accontenta di uno Spunto Curioso, ma lo affronta con tutta l'Anima e con tutto il Corpo, e quindi si impegna a mettere in scena questo Medioevo Idealizzato immerso nel Mondo Contemporaneo con il suo Tocco Magistrale, immergendoci fin dalle primissime Inquadrature con il "Re" Ed Harris e Regina nudi nel bosco, cui segue l'auto-fustigazione in un laghetto/stagno da parte di Harris, vestizione medievale e salita in sella della motocicletta. E poi si passa alla preparazione della rievocazione!
Dopo la Messa in Scena (valorizzata assai dalla sempre ottima fotografia di Gornick, diverse volte collaboratore di Romero e più tardi regista di "Creepshow 2"), Romero fa brillare questa sua Opera anche nel Montaggio, curato da lui stesso assieme a Pasquale Buba (altro fidato collaboratore), che riesce a dare il ritmo esatto a seconda dell'Atmosfera voluta dal Regista, tra ralenty azzeccati e inserti quasi onirici.
Inoltre, non poteva certo mancare la presenza di Contenuti Sociali di un certo spessore. Romero sembra voler costruire un Discorso sull'Etica e sul rapporto che deve instaurare con la società circostante (capitalistica e consumistica), compromettendosi con essa e/o entrandone in conflitto. Ma soprattutto essa (l'Etica, l'Idea) ha la forte necessità di venire incontro alle Persone che si avvicinano a questi Ideali, altrimenti diventa un codice autoritario pesante e se vogliamo perfino violento, così come è violento lo sbirro corrotto che dà del filo da torcere ai protagonisti ad inizio Film. Riguardo allo sbirro, va tenuto presente che la polizia è una figura cardine nella società occidentale, in quanto svolge il compito di reprimere ciò che non è considerato accettabile dalle sue regole (scritte e non scritte).

Tornando al Film, esso valorizza l'Individualità delle Persone (non in senso egoistico e competitivo, ma in senso Umano e per certi versi Anarchico, anche se qua sono orgogliosamente di parte). Per questo il protagonista principale, Ed Harris, non è l'Unico Protagonista: ogni Personaggio ha i suoi Spazi e la sua Dignità, e se questo potrebbe da un lato spezzettare un po' la visione complessiva delle vicende narrate in molteplici punti di vista rendendo forse più difficile la possibilità di approfondire l'empatia per un numero concentrato di personaggi, dall'altro dà la possibilità di immergersi in un clima ampio di relazioni umane, mettendo in risalto tutti o quasi i Personaggi, e nella sua intenzione precisa (eticamente coerente) di dare anche ai personaggi più secondari, quelli che non parlano, delle Inquadrature ravvicinate e quindi valorizzanti mi ha ricordato per certi versi Pasolini (anche se ovviamente ci troviamo su Poetiche e Stili completamente differenti).

Difetti? Probabile che ci siano, forse anche tanti: sul piano narrativo, per esempio, ogni tanto sembra che si saltino dei passaggi. In primis non ho capito i vari 'twist' che coinvolgono le relazioni sentimentali di Alan, il cavaliere fidato del "Re", ma sul piano Visivo si trovano già degli indizi negli sguardi che la Regina rivolge al cavaliere ad inizio Film.
Però la Poeticità, la Bellezza Artistica, la Profondità Filosofico-Sociale dell'Opera mi fanno passare sopra a qualsiasi imperfezione e, anzi, me la fanno accettare come un Elemento imprescindibile per la Riuscita Artistica del Film.
Inizialmente incerto se definirlo oppure no un Capolavoro, ad una seconda visione arrivo a 'dichiararlo' senza 'timore' uno dei Capolavori imprescindibili di George A. Romero, anche solo sul piano strettamente soggettivo.
Chiudo accennando ai tantissimi aspetti non ancora da me trattati, un po' per dimenticanza e un po' perché non sapevo come collegarli in modo soddisfacente con il resto del discorso: mi riferisco al Cast (in cui compaiono moltissimi e moltissime attori e attrici presenti in altre Opere di Romero), alle Musiche (tutte Straordinarie e azzeccatissime, da quelle strumentali di Rubinstein a quelle cantate, in particolare il brano conclusivo prima dei Titoli di Coda), ai Costumi e alle numerosissime Scene Cult di questa troppo dimenticata Opera Cinematografica.
Un'Opera da riscoprire, di un Autore che ha meritato e continuerà a meritare, anche dopo la sua morte, lo Stato di Maestro Cinematografico anche al di fuori del Panorama Horror.

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