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Mulholland Drive

Regia di David Lynch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mulholland Drive

di axe
8 stelle

In Mulholland Drive, ad Hollywood, una giovane donna a bordo di un'automobile e' sotto minaccia di una pistola. Poco dopo si verifica un incidente stradale, del quale ella e' l'unica superstite. Dopo aver vagato smarrita, si rifugia all'interno del giardino di una villa. Qui attende l'uscita della proprietaria, poi si reca all'interno. Presso la villa, poco dopo, giunge Betty, nipote della proprietaria ed attrice ad inizio carriera. Le due donne s'incontrano; Betty accetta d'impulso la presenza dell'altra persona, che ha un grave problema. In conseguenza dell'incidente, ha perso la memoria e non ricorda la propria identita', pur fornendo, ispirata da una locandina, il nome di Rita. Nelle ore successive, uno strano rapporto, che sfocia in un improvviso legame sentimentale, s'instaura tra le due, mentre i ricordi, vaghi e frammentati, riaffiorano; tra essi, un possibile nome, Diane, letto sulla targhetta di una cameriera. Contemporaneamente, Adam, un regista, e' obbligato da una sorta di organizzazione criminale a scegliere una persona precisa come protagonista del suo film. Dapprima, egli rifiuta. Poi, scoperto che la moglie lo tradisce e trovandosi senza denaro, accetta. Altri eventi anomali apparentemente slegati tra loro si verificano. Nel corso delle indagini che Betty e Rita compiono per scoprire la vera identita' di quest'ultima, le due donne s'imbattono in un cadavere putrefatto all'interno della casa di una tale Diane Selwyn; successivamente si recano in uno strano locale notturno. Infine, verificatasi una certa condizione, si apre il racconto di un'altra vicenda, con gli stessi personaggi, in ruoli diversi, poco conciliabili tra loro. Quali dei fatti corrisponde a realta' ? Comprenderlo non e' facile. Il regista David Lynch da' degli indizi, ma non fornisce una spiegazione esaustiva, lasciando allo spettatore il compito di sciogliere gli enigmi. Personalmente, pur avendo una serie di dubbi, concordo con l'interpretazione riportata su Wikipedia. La prima parte del film racconta un lungo e frammentato sogno che appartiene alla giovane Diane Selwyn, colei che ci e' presentata come Betty. Diane sogna di se' stessa con un altro nome ed un altro destino; tutto intorno a lei e' bello e positivo. E' da subito ben accolta nell'ambiente sociale di Hollywood, il suo provino ha un buon esito, oltre ogni previsione; s'innamora, corrisposta, della donna, misteriosa e sconosciuta, che le si presenta con il nome di Rita. La realta', svelata successivamente, e' tutt'altra cosa. Diane e' riuscita ad entrare nel mondo del cinema, ma le cose non sono andate come sperava. Non ha un ruolo di primo piano; il regista Adam le preferisce la sua compagna, la Rita del sogno, che, in realta' ha il nome di Camilla. Nel momento in cui Camilla l'abbandona per fidanzarsi con il regista, e' divorata da un odio irrazionale; pertanto programma l'omicidio della collega ed ex compagna. Non avendo, evidentemente, trovato in cio' alcun conforto, e rosa dal senso di colpa, Diane si uccide, nella propria camera da letto, lo stesso luogo in cui, in sogno e sotto l'identita' di Betty, ha trovato il cadavere. Di molte altre sequenze non e' chiara la natura; sogno o realta' ? Ed inoltre, e' o non e' uccisa Rita / Camilla ? Il dubbio nasce e rimane, anche alcuni giorni dopo la visione, un tempo che ho ritenuto necessario lasciar trascorrere, per elaborare, anche a livello inconscio, quanto ho visto. A questo proposito, ho compreso che il regista, utilizzando la massima cura nella definizione di dettagli, tenta di stimolare l'intelletto dello spettatore in tal senso. I toni del raccontro, tra cio' che e' - o sembra - sogno o realta', sono molto differenti. La prima parte e' permeata da un falso ottimismo, un'irreale radiosita', attributi resi effimeri da presagi di tragedia imminente; la seconda parte rappresenta una situazione umana desolante. Diane Selwyn e' devastata dal crollo delle illusioni ed e' vittima dei mali dell'ambiente sociale nel quale ha tentato di inserirsi, una Hollywood spietata ed indifferente alla sorte di chi, per un motivo o per l'altro non puo' stare al suo "passo". La reazione, scomposta, distruttiva, la spinge verso il baratro. Ne raggiunge la consapevolezza in virtu' della sua attivita' onirica, durante la quale - tentando di semplificare - una frazione della sua coscienza le mostra i fatti da un'altra angolazione, condannandola ad un rimorso cui non puo' sopravvivere. Brave le attrici protagoniste; in particolare, ho apprezzato Naomi Watts, in un ruolo certamente non semplice, poiche' di fatto interpreta due personaggi diversi. Lo stile adottato da Lynch riflette l'estrema complessita' dell'argomento trattato. La cura per dettagli ed atmosfere, l'alternarsi di sequenze all'apparenza oniriche ed la descrizione di eventi, la cui collocazione nella struttura del racconto e' incerta, un'accompagnamento sonoro che spazia molto tra i generi, l'ordine dei fatti non lineare, rende molto difficile l'interpretazione; ed infatti, un punto di vista univoco, in proposito, non c'e'. Puo' essere il regista "accusato" di manierismo ? Forse. Io, pero', pur non avendo chiarezza, non posso non apprezzare l'opera, in virtu' della capacita' del regista, che e' in grado parlare, per prima cosa, al "lato inconscio" della coscienza dello spettatore, lasciando che sia esso a far valutazioni sulla vicenda personale di Diane mediante una rielaborazione dei moltissimi dati forniti; si rivolge, altresi', al "lato razionale" di tale coscienza, trasmettendo un'evidente critica all'establishment cinematografico. Ripetutamente, invia sequenze che mostrano la scritta "Hollywood" dominare sugli ambienti - e le relative tribolazioni umane - sottostanti. Questo e' il secondo film di David Lynch che vedo - il precedente e' stato Eraserhead. Come anche in quel caso, la complessita' mi ha spiazzato. Un dramma / thriller assolutamente non per tutti; una vera sfida per la razionalita' e - soprattutto - l'irrazionalita' dello spettatore. Da vedere con cognizione di causa.

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