Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
A seguito dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, gli Stati Uniti d’America iniziano a inviare truppe in Afghanistan alla ricerca del mandante di quella strage, Osama bin Laden. Nel corso del conflitto, arruolano decine di migliaia di interpreti afghani, promettendo loro la possibilità di richiedere asilo negli USA. Tra questi c’è Ahmed, un esperto locale conoscitore di diverse lingue e con un passato legato al commercio di oppio, che viene affiancato alla squadra di berretti verdi guidata dal sergente John Kinley con l’incarico di interrogare civili e smascherare reti talebane. Durante una missione per distruggere un deposito di armi, la squadra viene sopraffatta dai talebani in un’imboscata: Kinley e Ahmed riescono a fuggire. I talebani si lanciano in una caccia spietata e, all’ennesimo scontro a fuoco, Kinley viene ferito gravemente. Ahmed non si perde d’animo e lo porta con sé in una fuga attraverso le aspre montagne afghane.
Curioso come il regista Guy Ritchie abbia anteposto il suo nome al titolo del film... Ad ogni modo, confeziona un'interessante pellicola che, più che narrare la guerra in sé, esalta valori come la lealtà, la generosità, l'altruismo e la gratitudine. Da una parte, un interprete afghano che non esita a rischiare la propria vita per salvare un sergente statunitense ferito, uno sconosciuto per lui. Con determinazione e resilienza, riesce a portarlo in salvo: prima trascinandolo su una lettiga improvvisata e poi su una carretta, sfidando gli inseguitori implacabili, il freddo, il buio della notte e l'asperità del terreno.
Dall'altra parte, un sergente che non si dà pace: deve trovare a tutti i costi il suo interprete per procurargli quel fatidico visto, in modo che possa raggiungere gli USA con la famiglia. Per questo, intraprende un'altra guerra, stavolta contro il sistema militare e gli impedimenti burocratici; ma non ottenendo nulla, riparte per l'Afghanistan alla ricerca del suo salvatore.
Il regista mette in risalto come non tutti abbiano usufruito di quel visto tanto agognato. Molti sono riusciti a raggiungere gli USA con le rispettive famiglie, ma centinaia sono stati lasciati nella loro terra, dove – una volta che i talebani hanno riconquistato i territori – hanno subito una caccia spietata, considerati traditori per aver collaborato con gli "infedeli".
La sceneggiatura è ben curata, il ritmo serrato e la colonna sonora notevole. Una pellicola forse un po' lunga, ma coinvolgente e che fa riflettere sul prezzo invisibile delle guerre: quel debito morale che, pur in parte saldato con migliaia di visti concessi, rimane in sospeso per troppi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta