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Il favoloso mondo di Amélie

Regia di Jean-Pierre Jeunet vedi scheda film

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La recensione su Il favoloso mondo di Amélie

di freemind
10 stelle

Il film che più mi ha colpito è questo. Avevo 23 anni del 2001, quando uscì. Un'opera che mi ha permesso di scoprire Jean Pierre Jeunet la cui estetica mi affascina, anzi ammalia. La sua creatività, il suo senso 'pittorico' di mettere in scena una storia, il suo senso dell'umorismo, la sua immaginazione: pietre preziose.

E' un film del 2001; perché recensirlo ora? Perché avendo recentemente curiosato sul web alla ricerca di informazioni sulla vita privata di quella che fu l'attrice che più mi ha affascinato nella mia personale storia di fruizione di prodotti audiovisivi, ho ripensato al grande impatto (emotivo, estetico, culturale in generale) che tale film aveva avuto sulla versione ventitreenne di me stesso. Ci sono libri, film, quadri e altre opere d'arte che, si sa, possono, se non cambiare la vita, quantomeno produrre cambiamenti, più o meno visibili, più o meno profondi in noi e nelle nostre esistenze. E bene, quel film mi aveva colpito. Forte. Come ogni opera che ci sconvolge, in positivo o in negativo, la mente, spesso, per giorni, settimane, mesi, torna sull'opera, si rivedono / rivivono scene, dettagli, oggetti, cromatismi, espressioni che hanno lasciato un segno in noi come rii sui fianchi di un monte. E si riaccende il sogno, anche a distanza di molto tempo.

Nel caso specifico, sceneggiatura, regia, costumi, ambientazione, recitazione, musiche, ecc.: ogni elemento costitutivo di que

sta pellicola mi aveva colpito. Come se tutti i professionisti / le maestranze che ci avevano lavorato avessero sintonizzato il loro operato sulle stesse onde della mia sensisbilità. La la sinfonia delle loro idee, poi concretizzatesi nella realizzazione della pellicola, era in armonia con la mia estetica, il mio gusto per l'arte (cinematografica) da intentersi anche come traduzione filmica di un personale modo di sentire. 

D'altronde, quando una 'cosa' ci piace veramente tanto e proprio perché tale cosa ci parla, fa vibrare in noi corde profonde.

Credo non sia necessario esporre in questa sede la trama del film in dettaglio. Dirò che è la storia di una giovane donna sensibile e curiosa. A mio avviso il film restituisce in modo intenso la visione della realtà così come questa è percepita dalla protagonista. Gli eventi mi sembrano essere rappresentati attraverso il filtro delle lenti percettive di Amélie. 

Da introverso, inutile dire che il personaggio di Amélie mi affascinava. 

La tecnica narrativa e il montaggio, parimenti, mi affascinano. Ho sempre trovato brillante e coinvolgente, ad esempio, il modo in cui nella cinematografia francese viene resa per immagini (commentate dalla voce narrante del film) la rapida ricostruzione della vita di un personaggio. In questa pellicola mi pare che ciò sia stato fatto in modo magistrale, con un senso dell'umorismo che, ancora una volta, è simbiotico col mio sentire. 

Jean Pierre Jeunet, come già visto in Delicatessen e in altre pelliccole successive al 2001, al pari di Tim Barton, ha un'estetica dalle connotazioni precise. Il piano cromatico e la tecnica in qualche modo fumettisitica mi sembrano essere due dei suoi principali segni distintivi. E non è poco. Nel senso che colori e tecniche di ripresa sono alcuni degli elmenti fondanti di un film. 

Credo che anche la mia passione per le arti pittoriche crei un terreno fertile in me per poter apprezzare il mondo di Jeunet. 

Il plot di un film mi interessa, naturalmente, ma, diversamente da altre persone, non rappresenta per me l'aspetto più importante. 

Da ultimo, vorrei sottolineare la grande immaginazione e creatività di J. P. Jeunet. Un altro aspetto che nei suoi film emerge con forza affascinandomi.

Se qualcuno ha letto sin qui ed è ora interessato a vedere la pellicola, beh, buona visione!

 

 

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