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L'argent

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su L'argent

di Peppe Comune
10 stelle

Una banconota falsa passa di mano in mano fino a trovarsi in quelle di un ragazzo (Christian Patey) che viene ingiustamente accusato di spaccio di monete fasulle. Così, un bravo ed onesto lavoratore si trasforma in un pluriomicida che uccide con la freddezza di un esperto assassino al solo scopo di racimolare quei soldi che prima si guadagnava col lavoro. Come spiega Robert Bresson, una "piccola colpa provoca una valanga vertiginiosa del Male, fino al momento in cui nasce il Bene".

 

http://mmimageslarge.moviemail-online.co.uk/L-Argent-A.jpg

L'argent - Scena

 

"L'argent" è l'ultimo film di Bresson e la parabola esistenziale di Yvon è l'ulteriore rappresentazione di una realtà desolantemente figlia dell'aridità dei sentimenti umani. In Bresson il compimento del male è sempre strutturato in senso gerarchico e solo agli ultimi è consentito avere uno spiraglio per cercare di redimersi. Per quelli che stanno in alto c'è sempre la possibilità di rifarsi su coloro che stanno anche solo un gradino sotto, per loro c'è sempre la menzogna a coprire le falle provocate dalle malefatte che compiono, a donargli la persuasione di trovarsi in armonia con l'andamento sistemico degli eventi. Gli ultimi sono irrimediabilmente soli e fungono spesso da capro espiatorio per delle colpe che non hanno commesso. Yvon sconta una pena che dovrebbero ricevere altri, è solo e invece di battersi per l'ingiustizia che sta subendo assume un atteggiamento freddo e calcolatore, come di chi ha perso ogni speranza nella giustizia degli uomini e medita una vendetta che è la diretta conseguenza di una società disumanizzata dall'assillo del denaro, dall'indifferenziazione che ha accomunato uomini e oggetti, sentimenti e cose. Neanche l'incontro con Elise (Caroline Lang), una donna votata alla santità, interrompe la geometrica drammaticità del suo piano, che sembra il frutto del caso data l'imprevedibilità con cui Yvon si muove, ma che invece è l'evidenza in forma tragica di un disegno tanto necessario quanto emblematicamente iscritto nella scristianizzazione del mondo contemporaneo. Bresson filma una rapina in pochi secondi e ci fa capire da una sola inquadratura che è stato commesso un duplice omicidio. La rigorosa essenzialità di sempre dunque, che qui è accompagnato da un' intransigenza formale e da una secchezza di linguaggio che rasenta l'astrazione. Ha scritto Francois Truffaut a proposito di "L'argent" che non "c'è alcuna immagine abusiva, alcun effetto drammatico, alcuna compiacenza, alcuna falla. E forse il primo film nella storia del cinema a suscitare un'emozione pura, assolutamente semplice, un'emozione specifica, creata con le sole risorse dell'immagine e del suono". Bresson è stato uno dei più grandi autori di cinema e lo ha dimostato anche in questo suo ultimo capolavoro.

 

 

 

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