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L'uomo che non c'era

Regia di Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che non c'era

di Furetto60
8 stelle

Grandissimo film dei fratelli Coen. Eccellente la prova di Billy Bob Thornton, ottime quelle di tutti gli altri interpreti.

La voce narrante, fuori campo,è quella del protagonista Ed Crane.Siamo nel 1949 a Santa Rosa in California,Ed è un uomo solitario e ignavo, si lascia vivere passivamente, limitandosi  ad osservare in silenzio la vita che trascorre davanti a lui. E' solo un barbiere,impiegato in un coiffeur non suo e,rassegnato ad un'esistenza mediocre,senza nessuna prospettiva,l'unica nota lieta è la presenza della giovane pianista Birdy, verso la quale prova un innocente interesse. Ha una moglie che lavora come contabile in un emporio,che ha una relazione adulterina con Big Dave,marito della proprietaria.Ed Crane s'illude di cambiare la sua vita, quando nel suo negozio incontra Tolliver,un imbroglione che gli propone un rivoluzionario business del lavaggio a secco, in cambio di un cospicuo finanziamento. Ed accetta e per procurarsi il denaro occorrente,ricatta, Big Dave, minacciando di spifferare la tresca alla moglie.Big Dave paga, contraffacendo i libri contabili dell'emporio,sospetta di Tolliver, lo picchia a morte, venendo  a conoscenza del piano di Crane lo affronta violentemente  in una  colluttazione,che degenera, Crane uccide Dave, pugnalandolo con un coltellino. 
Del delitto viene accusata Doris, che non ha un alibi, incinta di "Big Dave", si suicida in prigione.Crane,gestirà da solo il negozio, nel frattempo, segue la  giovane pianista Birdy, di cui sogna di diventare manager della sua carriera. Da qui si innesca una lunga sequenza di conseguenze,la cui conclusione che non si svela ovviamente,riporterà una sorta di paradossale  e spietata"giustizia"che costringerà comunque tutti a pagare, anche se non per quello che hanno direttamente commesso,in questo intricato labirinto di pulsioni umane, dove tutti sono in sostanza colpevoli per qualcosa.

Il film dei mitici  fratelli Coen è girato in un bianco e nero abbacinante, omaggio dei registi, alla tradizione noir, la più classica e pura,con  personaggi, perfettamente caratterizzati e facilmente riconoscibili. Fotografia realizzata con una tecnica particolare di desaturazione della pellicola a colori, che con le sue luci ed ombre,rimanda ad efficaci atmosfere sinistre, dalle sfumature  retrò,con ambientazioni stilizzate in senso espressionista,contrapposte ai primi piani del protagonista,con un senso del tempo sospeso.I due registi associano  alla eleganza formale e alla cifra stilistica di una direzione esemplare ,nelle sue inquadrature, anche un'intensa sceneggiatura,parole poche ma giuste, con una recitazione puntuale e sobria  degli interpreti,una storia coerente alle scelte visive e una musica a commento, molto orecchiabile, l’adagio della “patetica” di Beethoven,come sottofondo alle elucubrazioni silenziose di Ed.

Il messaggio che i geniali fratelli trasmettono è decisamente pessimista e scettico: la vita è un paradosso da cui non si può sfuggire,se non con la propria morte."L'invocazione" dell'avvocato,difensore di Doris, al principio di indeterminazione di Heisenberg,è un passaggio della pellicola geniale, perchè rivela il senso del grottesco che accompagna la maggior parte delle umane azioni.

Grande film e ottime le prove attoriali.

 

 

 

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