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Il Principe e il pirata

Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il Principe e il pirata

di scandoniano
6 stelle

Il principe e il pirata” è una commedia di Leonardo Pieraccioni atipica. Vengono meno alcune delle costanti del cinema dell’autore toscano, come l’assenza della “femme fatale” di turno e quindi di un certo tipo di trama. Stavolta Pieraccioni è Leopoldo, figlio di un padre truffaldino che in eredità gli lascia anche un fratellastro col vizio del furto, Gimondi. I due affrontano un viaggio dalla Sicilia, dove quest’ultimo è imprigionato, su per tutta la penisola, in un percorso che proverà a recuperare 35 anni di totale, reciproca assenza di rapporti.

Commedia carina, garbata come nelle corde dell’autore, ma particolarmente piatta: non accade niente di speciale e ciò che accade è privo di energia (si pensi alle sequenze girate a casa del camorrista, che appaiono come un frangente avulso dal resto). Alla stessa stregua dell’episodio con l’ex moglie (una Luisa Ranieri tanto avvenente quanto imbalsamata), che appare decontestualizzato: risulta strano, per esempio, che la ragazza non appaia contrariata, né sdegnata di fronte all’improvvisata dell’ex marito, da lei “piantato”, tanto che i sorrisi reciproci e quel bacio finale  sembrano come una clamorosa incongruenza di sceneggiatura (che non a caso è firmata assieme al sopravvalutato Veronesi).

Alla prova del 9 Pieraccioni fallisce. Privo di alcuni dei suoi classici punti fermi, la sceneggiatura si perde in un nugolo di episodi sconclusionati e senza un fil rouge, tanto da far apparire “Il principe e il pirata” come un’accozzaglia di spezzoni, cuciti tra loro per farne un lungometraggio. Questa tesi è confermata dal continuo alternarsi di clamorose iperboli (come lo scagnozzo che si getta dal muretto): colpi di scena che provano ad elevare l’episodio specifico, non aggiungendo tuttavia nulla allo sviluppo delle vicende nel loro complesso (probabilmente “Il principe e il pirata” è più facile che si ricordi per Ceccherini che ruba il portafoglio a Silvan o per Pieraccioni che balla una samba con la maschera di Ronaldo, piuttosto che per la storia nella sua totalità). Banale anche il tentativo finale di giustificare buona parte delle vicende con un finale a sorpresa in cui si tenta di spiegare tutto. L’assenza di attori navigati (si pensi ad Haber o Hendel), appiattisce ancora di più il tutto. E nemmeno l’azzeccato accompagnamento musicale di Edoardo Bennato lascia strascichi positivi al termine della visione. Pieraccioni fallisce, vero, ma almeno ci ha provato, rimanendo un autore fedele alla sua missione politically correct.

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