Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Chi si meraviglia che Joon-Ho Bong sia passato da un film come "Parasite" a questo, forse dimentica come il grande regista sudcoreano, prima del film premio Oscar, avesse girato la splendida sci-fi di "Snowpiercer". Bong è un visionario e uno che non si lascia rinchiudere in uno stile particolare: è un Terry Gilliam orientale. Con "Mickey 17" torna al Cinema di pura evasione, un puzzle di Gilliam, appunto, del Tim Burton di "Mars Attacks!" e della fantascienza filosofica di Nolan, così, tanto per tracciare alcune linee. Poi il tutto viene frullato, come fa con le salse, la delirante moglie del delirante leader della colonia umana, e diventa una divertente, grottesca, creatura di Bong, in cui non serve farsi troppe domande ma goderselo per quello che è, dall'inizio alla fine delle due ore e venti di visione. Se la prima parte è la più interessante, con una riflessione leggera sul tema dell'immortalità, dove semplicemente i "sacrificabili", alla morte, vengono ristampati con una stampante 3D (ahaha! idea fenomenale), la seconda, inceppatosi il meccanismo dei replicanti, diventa pura fantascienza con alieni spassosissmi, che sembrano le versioni sfigate dei vermi di "Dune" e una trama che diventa più scontata, seppure senza perdere il suo lato trastullante. "Mickey 17" non è un capolavoro, è inferiore a "Snowpiercer", per esempio, ma intrattiene con intelligenza e sotto l'aspetto visivo non ha nulla di cui lamentarsi. Tutti si divertono un mondo e anche chi guarda, al netto di quanto detto sopra, li segue a ruota. Il regista coreano sorprende, sempre. Avercene!!
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