Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Come già notato da alcuni, a seguito del grandissimo, imprevisto, successo di quel capolavoro di Parasite, andare oltre e fare un nuovo film era sicuramente difficile (tanti altri grandi registi si sono trovati in una simile posizione, prima o poi). Insomma, specialmente gli spettatori che lo hanno scoperto solo grazie a quell’exploit, aspettavano probabilmente il regista al varco. E tanti si sono già detti, difatti, delusi.
Per chi già lo conosceva, viceversa, Bong non aveva semmai più nulla da dimostrare e questo suo, parziale, per nulla tragico, “inciampo” (tra mille virgolette) non intacca granché una filmografia quasi ineccepibile.
Non per niente, Mickey 17 non è affatto un filmaccio, un obbrobrio o una schifezza, e il rammarico può – se proprio proprio – esser legato alla consapevolezza che i suoi sprazzi più riusciti e convincenti (e sono diversi) potevano far sperare in una gestione migliore dell’intero film, così elevandolo dal grado di buon film di fantascienza ad opera di assoluta eccellenza – al pari della precedente “capatina” del regista nel genere con Snowpiercer – quando non di capolavoro tout court.
Mickey 17 (2025): Robert Pattinson
Così non è, ed è un peccato, ma Mickey 17 si mantiene ad ogni modo sempre su un dignitosissimo livello e riesce a portare a casa un risultato comunque piuttosto compiuto e capace di stimolare riflessioni scomode, interroganti frontalmente l’etica dello spettatore, come sempre più di rado si verifica con la fantascienza hollywoodiana (e come già faceva, con più successo, il film del 2013 sul treno in moto perpetuo).
L’intenzione satirica è palese sin dall’inizio e alcune stoccate vanno abbastanza a segno (come quella contro l’estremismo religioso e razzista di questa sorta di novelli “padri pellegrini”), altre invece, obiettivamente, un po’ meno (per esempio quella circa la costrizione di una simile impresa interstellare entro le maglie ristrette di un’organizzazione economica votata allo sfruttamento, aspetto che poteva essere esplorato più a fondo).
Mickey 17 (2025): Robert Pattinson
Si può sostenere il film sia un tanto irresoluto, spesso appunto indeciso su che strada prendere, quali tematiche prediligere nella gran baraonda di argomenti affrontati o anche solo accennati. Questa volta la commistione di generi, registri, riferimenti e questioni non sembra esser riuscita benissimo al regista, il che conduce ad un film sbilanciato, non sempre perfettamente a fuoco come, ad esempio, The Host (2006), pure nelle sue puntate satiriche più velenose e per questo intriganti.
E se vi sono, sicuramente, alcuni buchi (notasi la velocità con la quale se ne escono con il dispositivo traduttore), l’opera non scade mai troppo vistosamente (neppure nella parentesi “a tre”), palesando qua e là le inequivocabili tracce della capacità del regista di supervisionare con mano ferma la varietà dei toni, anche se talvolta rischia per converso di calcare troppo la mano sulle caratterizzazioni macchiettistiche del “capo supremo” (che prende ad assumere pose mussoliniane e insieme atteggiamenti pavoneggianti à la Trump) e della di lui consorte “Lady Macbeth stellare”. Evita però di sprofondare anche a questo proposito e le numerose citazioni non vengono mai fatte pesare (sul finale difficile non richiamare alla memoria perlomeno Nausicaa, mentre la virata animalista rimanda inevitabilmente ad Okja).
La recitazione è di buon livello (Pattinson ci crede e riesce, nel continuo scambio tra le due versioni, a non scadere nel ridicolo involontario, nonostante la vocetta un poco stridula di Mickey 17) e la confezione di primissima fattura, dalla fotografia agli effetti digitali.
Quel che manca è l’approfondimento ulteriore di alcuni temi cardine che si sarebbero potuti rivelare ancor più ficcanti: una maggior concentrazione sulla struttura di classe della nave e dello sfruttamento che le si accompagna, nonché sui dilemmi morali sollevati dall’impresa di fotocopiatura di umani e sulla condizione della Terra dalla quale si fugge. Ecco, forse, davvero, focalizzare l’attenzione specialmente su questi ultimi fattori avrebbe giovato, stante che la prima parte è la più riuscita pure nel film così com’è.
Mickey 17 (2025): Toni Collette, Mark Ruffalo
La seconda invece un po’ si trascina (qualche taglio qua e là non avrebbe poi molto incrinato la struttura narrativa, anzi) e si concentra sull’incontro-scontro con questi strambi “bruconi” dello spazio che – disegnati da colui che già aveva creato per Bong il mostro di The Host – ricordano da vicino quegli esseri meravigliosamente stupefacenti che sono i tardigradi*.
E la parabola animalista rimane una delle componenti più riuscite e sviluppate del film e s’associa ad una richiamo in salsa spaziale alla sorte che conquistatori d’altri tempi e d’altre lande riservarono ai nativi indigeni. Il rispetto per la natura, in senso lato, s’unisce qui al rispetto dell’Altro, in qualunque sua forma, mentre gli umani rischiano di fare la figura dei suprematisti indifferenti alle altrui sofferenze.
Mickey 17 vive d’un grottesco sferzante che s’alterna a momenti di comicità pura, imbastisce – pur tra i limiti di cui sopra – un’allegoria “interplanetaria” della gabbia che sembra rinchiudere gli umani a livello ideologico, politico ed economico perfino nell’esplorazione d’altri mondi che vengono però sottomessi a quell’unica idea – quella del dominio per tramite del denaro – col risultato che il “ducetto” interpretato con evidente convinzione da Ruffalo vorrebbe sostanzialmente trasportare tutte le peggio derive terrestri, che hanno portato alla devastazione della Terra medesima, pure lì, sul nuovo pianeta, e costruire una società classista ed eugenetica (fasciocapitalista?), proprio perché non riesce a concepire alcuna altra logica attraverso le cui lenti interpretare la realtà (direi che i piani visionario-deliranti-megalomani à la Musk di terraformazione di Marte, al fine di permettere ai ricconi di sfuggire alle pessime condizioni di vita che si annunciano in futuro per noi tutti, non siano poi molto distanti).
Mickey 17 (2025): Naomi Ackie, Robert Pattinson
In sostanza, come difficilmente si vede, di norma, nei film ad alto budget di Hollywood, qui viene attaccata senza remore, più o meno direttamente, la sacra triade: capitalismo-imperialismo-razzismo, con gli inevitabili annessi e connessi di consumo senza fine, indifferenza morale agghiacciante nei riguardi dei poveri e dei diversi, conseguente riduzione degli uomini a meri strumenti, riduzione della natura e delle sue creature a mere fonti di capitali materiali ecc.
Il tentativo è apprezzabile in sé, tuttavia, di nuovo, il film vuole mettere troppa carne al fuoco e spesso si disperde in rivoli francamente non rilevantissimi (del genere dell’amico Timo alle prese con la lettera minatoria). Ergo, non è facilissimo da valutare, rimane una commedia fantascientifica che personalmente consiglierei, al netto di quanto sopraddetto, a chiunque perché – per quanto a volta appunto discontinua – regala alcune scene da ricordare (ad esempio l’incipit) e un messaggio principale di assoluta attualità.
* Noti per la loro incredibile capacità di sopravvivere a condizioni ed ambienti a dir poco estremi che stroncherebbero la totalità degli altri esseri viventi conosciuti, ad esempio lo spazio aperto, la mancanza pluriennale di acqua, l’assenza completa di ossigeno.
Mickey 17 (2025): scena
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