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Wampyr

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su Wampyr

di teaestefano
6 stelle

Secondo me passabile, rispettabile, ma non buono. E' una pellicola cupa e silenziosa, venata di malinconia, forse disperazione e certo cinismo. Credo che Italia 1 abbia passato la versione integrale senza i tagli e senza la musica dei Goblin, quindi posso giudicarla per quello che è veramente. La parte più debole del film è secondo me il discorso, che mi sembra un po' aggrovigliato e non chiaro. Persino il fatto che su Martin non abbiano effetto le benedizioni e gli esorcismi rimane ambiguo: lui protesta che è così, ma poi ad un certo punto fugge dal prete che lo esorcizza, e non sappiamo se per un capricco o fastidio umano, o per motivi soprannaturali. La fede cattolica, comunque, viene presentata come priva di vera efficacia contro il male e il demonio, come pure gli stessi cattolici sembrano una combriccola di ipocriti, deboli, che professano un credo sterile e senza senso. Ad es., tutte le coppie di tradiscono, e la fede professata non sembra aver alcuna corrispondenza sulla vita. Il nonno, tuttavia, si distingue per un certo fervore e un certo tradizionalismo. Va anche detto che lui, con la sua bigotteria, è però l'unico che riconosce il ragazzo per quello che è. Ciononostante, finisce per accusarlo dell'unico omicidio che non ha compiuto. Per questo dico che il discorso del film è un po' pasticciato. Per finire Martin: lo trovo assolutamente antipatico e odioso, specie nella sua pretesa di soddisfare le sue voglie aberranti, perdipiù mostrando una specie di ipocrita pietà e come confortando la vittima prima di ucciderla. L'episodio iniziale è decisamente rivoltante. Insomma, in questo film il male sembra essere quasi banale e sganciato da ragioni soprannaturali, e il bene confuso e impotente. La fede cristiana un balletto futile e inutile. Romero interpreta il prete: fuma, beve, fa commenti quasi blasfemi, è alquanto qualunquista sulla fede e sull'opera del demonio. Il regista non è il primo o l'unico a essere fissato sulla commistione tra sesso e morte (vedi Cronenberg), e in questo bisogna riconoscergli la forza di profezia per la banalizzazione e la perversione che avrebbe subito il sesso nella società che stava venendo. Perché alla fine è proprio il vecchio bigotto che in uno strano ed equivoco modo pone fine alla catena di sangue? Sono un fan dei primi due "Zombi", ma qui lo specialista dei morti viventi zoppica un po', e fa un film secondo me piuttosto irrisolto.

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